Agnelli & C. scappano dal processo e patteggiano: risarciranno le parti civili e avranno condanne inferiori ai 2 anni. Morale: imbrogliare e vincere gli scudetti barando alla fine paga
Il 22 settembre il GUP deciderà se accettare o meno l'accordo raggiunto tra Madama e i pm romani. Nel frattempo il mondo del calcio e dei media assiste all'ormai noto teatrino senza fare una piega
Quando il 30 maggio 2023 il Tribunale federale accettò il patteggiamento concordato tra Juventus e Procura FIGC che prevedeva, in cambio del pagamento un’ammenda di 718 mila euro, la cancellazione del maxi processo in cui il club bianconero sarebbe stato chiamato a rispondere di ben quattro diversi e gravi illeciti per i quali le sue responsabilità erano provate al di là di ogni ragionevole dubbio (come nel processo plusvalenze celebrato pochi mesi prima e che portò alla penalizzazione di 10 punti in classifica e alla squalifica dei quattro dirigenti apicali Agnelli, Paratici, Nedved e Cherubini per un totale di 8 anni), processo che avrebbe mandato la Juventus in Serie B, il Palazzo del pallone e quello della politica mandarono al mondo un messaggio molto chiaro: nel calcio italiano qualsiasi reato, anche i più gravi come quelli di cui la Juventus avrebbe dovuto rispondere, può essere cancellato con un colpo di spugna senza dover dare spiegazioni a nessuno. Infatti due mesi dopo il campionato ricominciò come se niente fosse, la Juventus si ripresentò in campo bella come il sole con una nuova dirigenza a sostituire quella dei grandi imbroglioni e i 9 titoli consecutivi vinti dal club dal 2012 al 2020 rimasero nell’albo d’oro - e i trofei nella bacheca del club - senza che nessuno eccepisse e dicesse: “L’inchiesta Prisma ci ha fatto capire in che modo questi titoli siano stati vinti. Se i valori dello sport contano ancora qualcosa, la Juventus deve restituire la refurtiva. E pazienza se nell’albo d’oro della Serie A ci saranno 9 anni di “titolo non assegnato”. Nell’albo d’oro del Tour de France ce ne sono 7, pure loro consecutivi, quelli dei 7 trionfi conquistati con l’imbroglio da Lance Armstrong; e anche se l’inganno venne scoperto con anni di ritardo, i francesi non si formalizzarono: Armstrong aveva rubato, venne radiato e la refurtiva gli venne tolta. Tutta. Interamente”.
Invece niente.
Oggi leggiamo che la Juventus, che la giustizia sportiva esattamente due anni fa miracolò col patteggiamento di cui sopra, al fine di evitare il rinvio a giudizio in sede penale per gli stessi reati (quelli dell’inchiesta Prisma), ha chiesto alla Procura di Roma il patteggiamento concordato con i pm: 1 anno e 9 mesi per l’ex presidente Andrea Agnelli, un anno e 6 mesi per l’ex direttore generale Fabio Paratici, un anno e 2 mesi per l’ex vice presidente Pavel Nedved e ancora un anno e 6 mesi per Cesare Gabasio, un anno per Stefano Cerrato e via dicendo. Gli ex dirigenti si sono detti disposti a pagare un risarcimento alla CONSOB e alle 200 parti civili che si sono costituite nel procedimento. Sulla richiesta di patteggiamento sarà chiamata a esprimersi il 22 settembre il GUP Anna Maria Gavoni. Inutile dire che anche qui il finale della storia è tristemente già scritto: patteggiamento sarà. Come dicono i francesi: ça va sans dire,
Detto che alla Procura di Roma restano aperti altri filoni d’inchiesta per nuovi reati contestati da CONSOB e Procura al club bianconero in tempi più recenti, reati che chiamano in causa anche la nuova dirigenza e il nuovo management (ne ho parlato nel mio articolo di ieri intitolato: “Dopo le sanzioni del 2023 la Juventus è di nuovo a rischio penalizzazione in A e squalifica in Europa: a breve dovrà rispondere di nuovi illeciti (e la recidiva la inguaia)”, quest’ultima richiesta di patteggiamento avanzata in sede penale - che contempla, come detto, l’impegno a risarcire il danno provocato dai dirigenti juventini alla CONSOB e alle 200 parti civili costituitesi -, è l’ennesima lampante dimostrazione di come la Juventus si sia macchiata per anni di comportamenti illeciti che - tornando all’ambito sportivo - hanno gravemente e lungamente alterato la regolarità dei campionati e delle competizioni cui ha preso parte. Per dire le cose come stanno: la Juventus ha vinto scudetti e Coppe Italia e Supercoppe e ottenuto premi e gratificazioni di natura economica per i titoli vinti e per le qualificazioni alla Champions League di anno in anno conquistate, in modo disonesto e illegale.
La Juventus ha rubato titoli e soldi a tutti i suoi avversari, per non parlare dei milioni di sportivi italiani cui è stato rubato tutto, a cominciare dalla passione. Il fatto che Agnelli e la sua banda chiedano oggi il patteggiamento e si dicano disposti a risarcire in denaro i soggetti danneggiati per evitare di andare a processo e subirne le inevitabili conseguenze, essendo la loro posizione insalvabile, dimostra una volta di più come la Juventus di Agnelli abbia avvelenato il mondo del calcio proprio come aveva fatto negli anni bui di Calciopoli, a cavallo di vecchio e nuovo millennio, con un’altra banda di dirigenti senza scrupoli, la Cupola di Moggi e Giraudo e dell’associazione a delinquere juventino-federale-arbitrale che per oltre un decennio fece strame di ogni regola.
A chi, come me, fin dagli anni Novanta non ha mai smesso di denunciare le malefatte di questo orrido club e dei suoi orridi dirigenti che tanto hanno fatto per tagliarmi le gambe e cercare in ogni modo di mettermi a tacere, tutto ciò fa ribrezzo. Ma il disgusto maggiore non è questo. Il disgusto vero scaturisce nel prendere atto della totale imperturbabilità, per non dire consonanza ai limiti della collusione che il mondo cui appartengo, il mondo del giornalismo e dei media, ha stabilito con questa cancrena che mina dall’interno l’intero organismo del calcio italiano. Da decenni c’è una banda di farabutti, o meglio di malviventi, che battendo la stessa bandiera compie ogni tipo di nefandezza con modi sempre più sfacciati, spudorati e impuniti: ma i media invece di fungere da sentinelle e da tutori della giustizia e della legalità, fingono di non vedere e si voltano dall’altra parte. In pratica, fanno da palo ai ladri.
Le parole per esprimere il mio infinito sentimento di schifo come uomo, come giornalista e come cittadino si sono ormai esaurite. L’unica consolazione è quella, ogni sera e ogni mattina, di poter continuare a guardarmi allo specchio. A fronte di tutto ciò, il resto non conta.
Non voglio però congedarmi prima di dirvi, se avete ancora 5 minuti di tempo e vi è rimasta un po’ di pazienza, di leggere questo mio articolo scritto per “Palla Avvelenata” il 21 maggio 2023, esattamente nove giorni prima che la FIGC e la Juventus confezionassero il vergognoso inciucio del patteggiamento salva retrocessione da 718 mila euro di cui vi ho parlato. Verrete a conoscenza di un fatto di cui sarete probabilmente all’oscuro e che i media si guardarono bene, all’epoca, dal riferire (o se lo fecero, lo nascosero in due righe mal scritte piazzate in qualche parentesi inserita chissà dove). Parlo del patteggiamento della vergogna che non poteva, a termini di regolamento, essere in alcun modo nè concordato nè concesso. E che infatti la Procura Generale del Coni, in prima battuta, bocciò respingendo con perdite i due innamorati, la Procura FIGC di Chinè-Gravina e la Juventus. Nove giorni dopo invece…
Clamoroso: la Procura FIGC era d'accordo sulla multa, il NO è arrivato dalla Procura del CONI
Non è vero che Chinè avesse bocciato la proposta di Elkann di uscire dai processi sportivi pagando una salata ammenda: l'aveva accettata, ma per fortuna la Procura CONI l'ha respinto con perdite
MAG 21, 2023
∙ A PAGAMENTO
Ancora una volta l’abbiamo scampata bella. Succede di rado, ma la notizia - importantissima - è che il Grande Inciucio tra Juventus e Procura FIGC, o semplicemente FIGC, da sempre legate da amorosi sensi, stava rischiando di produrre il pasticciaccio brutto dell’assoluzione piena del club e della sua uscita da ogni processo e dal pericolo di ogni sanzione sportiva, a fronte della semplice corresponsione di una salatissima multa. Ma la notizia nella notizia è che a differenza di quanto era stato stato fatto trapelare nei giorni scorsi, la Procura federale era d’accordo con questo schema d’intesa e aveva detto sì; per fortuna, il patto raggiunto tra Scanavino e Calvo da una parte e Chinè dall’altra è stato sottoposto alla Procura Generale del CONI che l’ha rispedito al mittente, anzi ai mittenti, perchè esiste un problema di recidiva che in realtà non consente alcun patteggiamento: poiché le violazione contestate riguardano la violazione dell’articolo 4, quello della lealtà sportiva, e la violazione dell’articolo 4 è stata alla base della condanna dei dirigenti apicali Agnelli, Arrivabene, Paratici e Cherubini nel processo plusvalenze, condannati in via definitiva e senza più possibilità d’appello (nella giornata di domani è attesa tra l'altro la penalizzazione sul conto del club), scatta la recidiva in quanto le violazioni del secondo procedimento si sovrappongono perfettamente a quelle del primo. Non è quindi possibile, a termini di regolamento, addivenire ad alcun tipo di patteggiamento.
Buono a sapersi, naturalmente. Perchè ormai siamo arrivati al gioco delle tre carte: e prima che il nuovo processo cominci c’è da aspettarsi di tutto. Il Grande Bidone è stato comunque, almeno per il momento, sventato. E di ciò va detto grazie alla Procura del CONI: fosse stato per Chinè e per la FIGC di Gravina, il presidente preoccupato di “salvaguardare lo straordinario brand della Juventus per il bene del calcio italiano”, alla Continassa starebbero già firmando gli acquisti di Mac Allister e Milinkovic Savic e annunciando la presentazione di Guardiola o Zidane.
Succede di rado, dicevo. L’ultima volta avvenne l’1 agosto del 2012 quando Antonio Conte, allenatore indovinate di chi?, ma sì, della Juventus, pesantemente implicato nello scandalo del calcioscommesse per gli illeciti commessi, ai tempi del Siena in serie B, nelle partite Novara-Siena e Albinoleffe-Siena, raggiunse un accordo col Chinè dell’epoca, il procuratore Palazzi, quello che lo aveva interrogato facendogli trovare tè e pasticcini (così raccontarono le cronache dell’epoca), per emendare le sue colpe con 3 mesi di squalifica e una multa di 200 mila euro. Ebbene, il presidente della Commissione Disciplinare, Sergio Artico, respinse con fermezza l’accordo di patteggiamento, non ritenendolo congruo, e condannò Conte a una squalifica di 10 mesi; squalifica confermata a stretto giro di posta anche dalla Corte di Giustizia federale il cui presidente, Sandulli, dichiarò: “A Conte è andata bene, in uno dei due casi gli è stata data ragione ma nell’altro caso, se fosse stato chiesto l'illecito sportivo, il rischio erano tre anni di stop”. E ancora: “Più che sull'omessa denuncia (si riferisce alla partita Albinoleffe-Siena, ndr) si poteva ipotizzare qualcosa di diverso. Se il Procuratore Palazzi avesse proposto l’illecito, sarebbe stato più coerente con il problema giuridico che si è posto”.
Avete capito bene. Undici anni fa c’era Antonio Conte, allenatore della Juventus, implicato in un caso conclamato di illecito sportivo (lo dice un giudice) che viene dapprima graziato dalla Procura FIGC con un deferimento per omessa denuncia invece che per illecito e col quale viene raggiunto un patteggiamento di 3 mesi di squalifica da scontare in estate (per fortuna bocciato dalla Disciplinare); oggi c’è la Juventus che a fronte di condanne già ricevute dai suoi massimi dirigenti per illecito sportivo dovuto a violazione dell’articolo 4 - per il processo plusvalenze: domani arriva la penalizzazione di punti in classifica -, davanti all’Everest di un maxi processo in cui la violazione dell’articolo 4 le viene contestato per ben 4 filoni d’indagine, le due manovre stipendi, gli agenti collusi e i club amici, tutti di gravità di gran lunga superiore al filone plusvalenze, raggiunge con una Procura FIGC che definire imbelle è dire poco un accordo di patteggiamento in virtù del quale pagando una multa elevata se ne esce indenne da tutti i suoi guai giudiziari. Un po’ come se uno rubasse in banca 100 milioni di euro, lo denunciassero, patteggiasse una multa di 10 milioni e se ne tornasse a casa a godersi i 90 milioni rubati. E poi ricominciasse, visto che è tanto conveniente.
Pericolo sventato, per fortuna. Ma attenzione: il tempo per tornare all’assalto non manca, la faccia tosta nemmeno, e non mi meraviglierei di vedere Chinè bussare al Tribunale federale con una nuova proposta di patteggiamento, prima dell’inizio del dibattimento. Cosa riusciranno ad escogitare i nostri eroi? Il grido di dolore lanciato da Abodi prima, da Giorgetti poi e da Gravina nelle ultime ore dopo la notizia - di cui loro vengono informati per tempo - del naufragio del patteggiamento, non lascia presagire nulla di buono. Chinè sarebbe capace di andare al Tribunale federale con una bozza di patteggiamento che prevede la recita della Juventus di tre “Pater Ave Gloria” tre volte al giorno fino al 20 agosto, data d’inizio del nuovo campionato di serie A. Non ci sarebbe nulla di cui meravigliarsi.
Perchè questo è il Paese in cui viviamo. Il Paese di Abodi, di Giorgetti, di Gravina. Il Paese del calcio col verme dentro.
Se la Juventus dovesse inaspettatamente sparire, molti giornali (e giornalisti) chiudetebbero non potendo più "scrivere" dei loro beniamini.
Ritornando sul tuo paragone sul ciclismo, mentre Armstrong dopo essere stato scoperto è passato alla storia come un grande imbroglione, in questa vicenda il patteggiamento verrà usato x pulire tutti i peccati di Agnelli & Co. E nn mi sorprendersi se tra qualche anno ce lo ritroveremo di nuovo "in campo" Se mai come Presidente di Lega.
Dovevano essere radiati nel 2006, era quello il momento... maledetto sia in eterno quel mondiale arraffato di culo...sono il male assoluto dello sport