Avviso ai naviganti: il tranello di cui parlava Conte era un tranello, questo Napoli ha tutto per tornare subito a vincere lo scudetto
Buongiorno per Kim, McTominay per Zielinski, Lukaku per Osimhen e Neres per Lozano: quattro trapianti riusciti, i "vecchi" campioni ci sono ancora, il copione è quello di allora. Tricolore in vista?
Ricordate quando Antonio Conte, alla vigilia del via del campionato, disse la famosa frase gela-entusiasmi: “Qui c’è il tranello grosso di due anni fa, che confonde le idee e butta fumo negli occhi alla gente”? Il “tranello grosso” era, secondo Conte, lo scudetto che il Napoli (di Spalletti) aveva vinto, a dire il vero in modo non casuale nè fortuito nè rocambolesco, ma dall’alto di una superiorità di gioco che era parsa disarmante; un successo che secondo la narrazione di Conte aveva “buttato fumo negli occhi della gente” e “confuso le idee” a tutti. Il messaggio che il nuovo allenatore intendeva far passare era chiaro: tra il Napoli che due anni prima aveva vinto lo scudetto e il Napoli che un anno dopo era arrivato decimo uscendo da tutte le coppe, l’anomalia era lo scudetto, la normalità era il 10° posto. Messaggio forte. Da candidato numero uno, e lo scrissi, al titolo di “Piagnone d’Oro” 2024.
Ma Antonio Conte è fatto così e se qualcuno ancora gli crede (in particolare i suoi avversari) è destinato a pagarne le conseguenze. Come già sta accadendo. Sono passati 40 giorni, infatti, dal discorso della corona (spuntata) di Re Antonio e la classifica, cioè la realtà dei fatti, dice che il Napoli dopo 6 giornate è primo in classifica a quota 13 con un punto di vantaggio sulla Juventus, 2 su Milan e Inter, 3 sulla Lazio, 4 sulla Roma e 6 sull’Atalanta. Una realtà che certifica ben’altra cosa: e cioè che il “tranello grosso” di cui Conte parlava non era lo scudetto di due anni fa, ma il flop del campionato scorso, il 10° posto conseguito da una squadra passata nelle mani di ben tre allenatori, Garcia, Mazzarri a Calzona. Il “tranello grosso” era quello: e se qualcuno aveva creduto alle parole di Conte, era caduto (è caduto) in un tranello ancora più grosso. Per dirla con mister Antonio: agghiacciante.
Che il nuovo allenatore del Napoli stesse bluffando era d’altronde evidente. Aveva ancora tra le mani, a ben guardare, sette/otto undicesimi della perfetta macchina da guerra del Napoli di Spalletti: e il problema era uno solo, provare a ricomporre il puzzle sostituendo al meglio le 3-4 caselle che erano venute a mancare. Kim, Zielinski, Osimhen e se vogliamo Lozano, che nell’anno del titolo era stato titolare a metà (con Politano). Gli allenatori del dopo Spalletti, che avevano perso solo Kim e Lozano, si erano incartati. De Laurentiis aveva forse esagerato in tirchieria (Natan, per dire, non poteva certo far dimenticare Kim), Zielinski era rimasto con la testa già a Milano, Kvara e Osimhen mugugnavano pensando ai loro ingaggi non soddisfacenti e tutto era andato subito a carte quarantotto.
Poi è arrivato Conte: che si è ritrovato tra le mani Meret; poi Di Lorenzo, Rrahmani e Olivera; poi Lobotka e Anguissa; poi Kvaratskhelia e Politano. Come detto, i sette/otto undicesimi del Napoli campione d’Italia 2022-23. Conte è un allenatore che quando si tratta di farsi acquistare giocatori di livello non è secondo a nessuno; e avendo trovato un De Laurentiis perfettamente consapevole degli errori compiuti nell’estate del dopo-scudetto, non gli è stato difficile convincere il presidente a tentare un’operazione di chirurgia plastica in grado di ridare al volto del Napoli i vecchi connotati. Bastava spendere, dopotutto: e così sono arrivati Buongiorno al posto di Kim, McTominay a tappare il buco di Zielinski, Lukaku a sostituire Osimhen e Neres ad occupare la casella lasciata vuota da Lozano.
Quattro trapianti riusciti, quattro sostituzioni di altissimo livello. In particolare McTominay ha portato il fuoco che l’ultimo Zielinski non accendeva più; e in quanto a Neres, per come si è presentato più che un Lozano sembra un piccolo Kvara vedendo le cose determinanti che nei pochi minuti in cui Conte l’ha mandato in campo è sempre riuscito a compiere (persino ieri in una manciata di minuti è andato vicinissimo a un gol che avrebbe fatto venir giù l’intero Maradona).
E insomma, è così che in 40 giorni Antonio Conte è riuscito ad architettare, ad allestire e a far scattare in grande stile il suo tranello. Che è quello di un Napoli che ripropone oggi lo stesso, identico modulo dello scudetto (4-3-3), senza difficoltà d’interpretazione essendo ancora presenti in campo sette/otto protagonisti del grande trionfo spallettiano e con i tre/quattro nuovi innesti che valgono tanto quanto (se non di più) i vecchi e grandi interpreti. In particolare, come detto, McTominay e Neres che appaiono un upgrade rispetto a Zielinski (all’ultimo Zielinski) e a Lozano. Neres, addirittura, sembra destinato a diventare il primo della lista degli attaccanti dopo Kvara e Lukaku: sembra di un’altra categoria rispetto ai pur ottimi Politano (partito come meglio non avrebbe potuto), Raspadori e Simeone.
E insomma, dopo 6 giornate di campionato, 40 giorni di partite, la notizia è che il tranello che nessuno immaginava è in atto: Conte ha in mano una squadra da scudetto e non ho dubbi, come scrissi dopo Cagliari-Napoli 0-4, che il suo Napoli (che non ha impegni infrasettimanali di coppa) si piazzerà a fine campionato o primo rivincendo il titolo o secondo se l’Inter riuscirà a tornare con i piedi in terra (ad oggi qualche dubbio al riguardo è lecito). E qui lo dico e non lo nego: se nelle prossime tre partite, Napoli-Como, Empoli-Napoli e Napoli-Lecce, gli azzurri riuscissero nell’impresa (non impossibile) di portare a casa 9 punti, provare a mettere il Napoli nel mirino da parte dei suoi inseguitori non sarà impresa facile per nessuno.
Avviso ai naviganti: attenzione, una corazzata si staglia all’orizzonte nel mare in tempesta. È il Napoli. E batte bandiera tricolore.
Si dice che solo gli stupidi e i morti nn cambiano mai idea ed io ho notato che Conte ( stupido nn è) ha finalmente "cambiato" Il suo approccio di gioco.
Anche io ero scettico pensando che nn avrebbe mai abbandonato il suo 352 ma mi sono dovuto ricredere.
Certo nn è il 433 di Sarriana memoria però almeno è sulla strada giusta.
gli unici tranelli di cui deve temere Conte sono gli orrori arbitrali commessi a suo discapito e quelli in favore delle dirette concorrenti del Napoli, come si è già visto bene nelle precedenti giornate.