Benvenuti nel campionato di serie 'A livella: dove il Napoli osa un'altra volta puntare allo scudetto e dove Fiorentina, Lazio e Bologna attentano alla Champions dei marchesi Juve e Milan

Il 3-0 con cui la Fiorentina ha sconfitto ieri l'Inter ha definitivamente trasformato il campionato in una sorta di parabola evangelica: tempi duri per i club di sangue blu e dallo straordinario brand

Avete presente il regno del calcio italiano che il Palazzo del pallone (media compresi) sogna e che a ogni partita cerca di plasmare e modellare a immagine e somiglianza della sua non proprio specchiata e sportiva idea? È il regno dove si pensa unicamente a tutelare gli “straordinari brand” (cit. Gravina) dei club di sangue blu, anche se uno ha il brand più straordinario e il sangue più blu di tutti; il calcio che piace poco agli sportivi e tanto al principe ereditario bin Salman che se non gli porti Juventus, Inter e Milan a Riad, della Supercoppa Italiana non sa che farsene e schifa qualsiasi altro club made in Italy che non abbia le strisce bianconere, nerazzurre o rossonere; il calcio dove hanno inventato una Coppa Italia che fa giocare il più debole in casa del più forte, il Sassuolo in casa del Milan (e finisce 1-6), il Cesena in casa dell’Atalanta (e finisce 1-6), il Cagliari in casa della Juventus (e finisce 0-4), la Sampdoria in casa della Roma (e finisce 1-4), apparecchiando partite indegne non solo di essere viste ma di essere giocate, programmate al solo scopo di stendere tappeti rossi ai piedi dei top club per portarli in carrozza il più lontano possibile da disturbi e ingombri indesiderati: e alla malora il romanticismo e la poesia che da due secoli fanno la fortuna (e il mito) della leggendaria Coppa d’Inghilterra dove ogni tanto Davide batte Golia compiendo un’impresa destinata a essere ricordata nei secoli.