Domani torna la Serie A con gli arbitri che incassavano i rimborsi UEFA senza dichiararli al Fisco (e i soldi versati su conti esteri). Per la FIGC tutto ok: anche l'AIA ha il suo brand da difendere
L'ennesimo indegno scandalo silenziato dal Palazzo è servito: 50 arbitri che infrangono il Codice Etico senza essere nè sospesi nè deferiti. I media? Fanno finta di niente. E la pagliacciata continua
Chi sia stata la talpa nessuno lo sa. Sta di fatto che sulla base di un dettagliato (ed evidentemente fondato) esposto presentato alla Guardia di Finanza da un misterioso Mister X nella primavera 2023 è venuto alla luce un vasto e capillare giro di presunta (si dice così no?) evasione fiscale messa in atto nientemeno che da una cinquantina di arbitri italiani appartenenti al giro degli “internazionali”: quelli cioè chiamati a dirigere le partite di Champions League, Europa League e Conference League, quindi la crème dell’associazione (e se il numero vi sembra alto, sappiate che le “squadre arbitrali” per le partite di coppa sono composte da ben 8 elementi: un arbitro, due assistenti-guardalinee, un quarto ufficiale, un assistente arbitrale di riserva e un terzetto di addetti al VAR). La Guardia di Finanza, che ha indagato sul quinquennio 2018-2022, ha appurato che gli arbitri AIA incassavano il ricco rimborso UEFA (dagli 8 mila ai 10 mila euro netti a partita) senza dichiararlo al Fisco; e spesso questi soldi venivano accreditati su conti esteri.
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