Dopo gli americani del Milan con Maldini, ecco quelli della Roma che cacciano De Rossi: tre mesi fa erano ai suoi piedi grati e riconoscenti
Un licenziamento che grida vendetta. Senza lo scandalo del rigore negato a Genova la Roma avrebbe 2 punti in più e con le tre prossime facili partite sarebbe tornata in zona Champions senza problemi
Quando alla mezzanotte di sabato 31 agosto chiudeva il mercato, in Serie A era in corso la 3^ giornata di campionato. Il Napoli aveva appena vinto in rimonta sul Parma (2-1), Lazio e Milan avevano pareggiato 2-2, l’Inter aveva dilagato il giorno prima contro l’Atalanta (4-0) mentre Juventus e Roma si sarebbero sfidate l’indomani, alle 20:45 di domenica 1 settembre, nel match clou della giornata. Era la 3^ giornata, dicevo, e molti club (non solo in Italia) ancora incompleti nell’organico avevano atteso gli ultimi giorni di mercato per mettere a segno gli acquisti necessari per rafforzare la squadra. Tra questi c’era la Roma. Che proprio agli sgoccioli, il 30 agosto, aveva annunciato l’acquisto di Konè dal Borussia Moenchengladbach (De Rossi ne approfitterà subito, l’indomani, per mandarlo in campo contro la Juve a metà ripresa, giusto il tempo di essersi presentati). In realtà i buchi nell’organico della Roma erano ancora tanti: e infatti, approfittando del fatto che i giocatori svincolati possono essere ingaggiati in qualunque momento della stagione, all’indomani di Juventus-Roma il club giallorosso annunciava l’acquisizione di Hermoso, ex Atletico Madrid, e il 4 settembre di Hummels, ex Borussia Dortmund. In pratica, l’allenatore De Rossi avrebbe potuto cominciare a lavorare sull’organico al completo della Roma dalla giornata successiva, la 4^, alla ripresa del campionato dopo la sosta per le nazionali.
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