Due anni accanto a Fagioli senza sospettare nulla: Allegri e l'ignoto mondo delle scommesse

A dispetto del dramma vissuto sotto i suoi occhi dal giovane juventino, l'allenatore non si è mai accorto di nulla nonostante nel suo passato un guaio simile, imbarazzante, sia capitato anche lui

Una domanda fra le tante che sorgono spontanee in questi movimentati giorni del nuovo sequel del calcio-scommesse, una, semplice e banale, si fa largo: è mai possibile che un allenatore esperto come Massimiliano Allegri, che ha schierato Fagioli in 6 delle 8 partite fin qui disputate in Serie A trattandolo quindi a tutti gli effetti come un titolare della Juventus, non si sia accorto dei problemi del giocatore, problemi umani e professionali gravissimi che ne avrebbero sconsigliato l’utilizzo a qualunque allenatore dotato di un minimo di accortezza, cautela, senso di responsabilità (e lo stesso dicasi per la stagione scorsa con le 26 presenze in campionato, le 3 in Coppa Italia e le 8 nelle coppe totalizzate da Fagioli in un’annata - stando ai racconti fatti dal ragazzo alle Procure - per lui terribile a causa dei debiti contratti, più di 3 milioni, e delle intimidazioni e delle minacce ricevute dagli allibratori clandestini)? Se è vero che Fagioli, che scommetteva fin dai tempi della Cremonese, si era messo nei guai con le sue stesse mani, e se è vero che il suo dramma era alla Juve un segreto di Pulcinella come la richiesta di 40 mila euro di prestito fatta a Gatti e a Dragusin dimostra, com’è possibile che un allenatore esperto e un uomo scafato come Max Allegri non si sia accorto di nulla oppure - ma sarebbe più grave - si sia accorto di tutto senza che in lui scattasse la volontà, magari dopo un consulto con la società, di fermare il ragazzo che annaspava in una crisi senza fondo dandogli il tempo di curare la sua dipendenza dal gioco, aiutandolo a districarsi nelle sabbie mobili dei debiti contratti, consigliandolo, assistendolo, proteggendolo, in una parola volendogli bene?