È ufficiale: dopo Inter-Roma 0-1, solo il Napoli oggi può perdere lo scudetto. Ma deve suicidarsi
L'implosione dell'Inter, rimasta senza benzina proprio nel momento clou della stagione, impressiona per la drammaticità dei modi. Il campionato è ormai compromesso, ora a Barcellona serve un miracolo
Trentotto anni fa, era il 20 aprile 1986, la Roma allenata da Eriksson - quella di Nela e Ancelotti, di Giannini e Boniek, di Pruzzo e Graziani - che stava volando verso uno scudetto che sembrava suo (era a pari punti con la Juventus ma a differenza di Madama attraversava un momento di forma smagliante), crollò di colpo, sorprendentemente e inspiegabilmente, alla penultima giornata. Una partita che avrebbe dovuto essere di ordinaria amministrazione, all’Olimpico contro il Lecce di Fascetti già retrocesso, si trasformò in una delle più rovinose Waterloo della storia del calcio italiano. Andata in vantaggio con Graziani al minuto 7 del primo tempo, per motivi che ancora oggi, a 40 anni di distanza, nessuno dei protagonisti è in grado di spiegare la Roma andò in tilt, subì 3 gol dal Lecce (Di Chiara al 34’, Barbas su rigore al 42’ e ancora Barbas al 53’) e quando nel finale, all’82’, Pruzzo riuscì ad accorciare le distanze, ormai era troppo tardi: il Lecce già retrocesso in B vinse la partita 3-2, la Juventus, che sembrava sulle gambe, compì l’impresa di rimandare a casa Milan sconfitto 1-0 e il sogno-scudetto dei giallorossi s’infranse così. Clamorosamente. Rovinosamente.
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