Il giallo dei TFR scomparsi, o dormienti, di una miriade di calciatori che dal 1975 hanno giocato in Serie A, B e C: con gli stranieri tenuti all'oscuro e che oggi interpellati cadono dalle nuvole
Ho chiesto a Brady (ex Juve, Inter e Samp), Hansi Muller (ex Inter e Como) e Berthold (ex Verona e Roma) se hanno mai chiesto la liquidazione del loro TFR: ebbene, non sapevano nemmeno che esistesse
Se qualcuno vi dicesse che il TFR, cioè il trattamento di fine rapporto (una sorta di liquidazione) dei calciatori professionisti che hanno giocato in Italia in Serie A, B e C negli ultimi 50 anni è stato ritirato, a fine carriera, dalla “quasi totalità” dei calciatori: e voi ne contattaste tre - scegliendo tra quelli più famosi: quelli assistiti cioè ai tempi dai migliori professionisti in tema di stesura di contratti - e tutti e tre vi dicessero che non solo non hanno ritirato il TFR, ma non sapevano nemmeno che esistesse (per chi non lo sapesse: l’istituto del TFR esiste solo in Italia e in nessun altro Paese del mondo) perchè nessuno ai tempi della loro militanza in Italia si era preso la briga di parlargliene e di spiegare loro di cosa si trattasse; se tutto questo accadesse, voi cosa pensereste?
Io ho pensato che la cosa mi sembrava strana. Da un lato avevo il direttore del Fondo - perchè è di lui che si parla -, il Fondo che gestisce il TFR dei calciatori professionisti italiani e stranieri che hanno giocato in Serie A, B e C dal 1975 ad oggi (parliamo quindi di decine di migliaia di calciatori) che asserisce che la “quasi totalità” dei calciatori ha reclamato il TFR ed è stato liquidato; dall’altra c’è un mini-sondaggio che ho compiuto su un mini-campione di 3 calciatori stranieri, tre campioni famosi come Brady, Hans Muller e Berthod, che affermano non solo di non avere mai richiesto e ricevuto il pagamento, ma di non avere mai saputo che questo TFR esistesse.
E mi sono chiesto: se su 3 calciatori interpellati, 3 non sapevano nemmeno che il TFR esisteva, quindi non sono stati liquidati e quindi il loro TFR presumo sia rimasto dormiente nelle capaci cassaforti della società “Sport Invest 2000 Srl” su cui vigila l’AIC (il sindacato calciatori), quanti calciatori troverei senza TFR liquidato se potessi contattarne 300? O tremila? O trentamila? Secondo me tantissimi: soprattutto fra le migliaia e migliaia di calciatori stranieri che specie negli ultimi 30 anni, da quando c’è stata la liberalizzazione del mercato, sono arrivati ogni anno a centinaia a giocare per club italiani. E anche nella miriade di calciatori meno affermati che hanno militato nei club di Serie C la cui gestione non era forse, in tema di informazione degli aspetti burocratico-contrattuali verso il proprio prestatore d’opera, professionale come sempre dovrebbe essere.
In soldoni (e in questo caso non è un modo di dire): quanti soldi mai reclamati dai calciatori sono rimasti in questi 50 anni nel Fondo di mamma AIC? Che fine hanno fatto? Sono stati investiti? Quanti interessi hanno fruttato? E soprattutto: ci sono ancora? Perchè l’AIC non rende noti i nomi di tutti i suoi assistiti che non hanno mai richiesto il pagamento delle loro spettanze (oltretutto fornendo loro un servizio che rientrerebbe nei suoi primi doveri)? E se di colpo tutti gli aventi diritto, che potrebbero essere un’infinità, ne reclamassero la liquidazione, sarebbe in grado il Fondo di provvedere al pagamento di ogni TFR ad oggi mai reclamato?
Forse l’avrete capito: col giallo del TFR del pallone ci troviamo davanti a un vero e proprio vaso di Pandora. Che se scoperchiato (anche se solo i magistrati potrebbero farlo: basterebbe un esposto di un calciatore tenuto all’oscuro di tutto per far partire un’indagine) potrebbe rivelare aspetti a dir poco sinistri.
Ieri, per il Fatto Quotidiano, ho scritto l’articolo che qui vi ripropongo. Ma come sapete, nei giornali lo spazio è tiranno: e molte cose, molti particolari, molti retroscena non ho potuto raccontarli. Lo farò da domani qui su Substack e solo per i miei abbonati. Perchè, come si dice, da cosa nasce cosa. E seguendo le tracce dei TFR scomparsi mi sono imbattuto via via in un’infinità di orme: a cominciare da quelle del presidente della FIGC Gabriele Gravina e del campione del mondo Marco Tardelli, orme che si intrecciano con quelle del presidente dell’AIC Umberto Calcagno. Come direbbe l’ex magistrato Di Pietro (che per fare luce in questo guazzabuglio servirebbe come il pane): che c’azzeccano Tardelli e Gravina con l’AIC e coi TFR scomparsi?
Domani ve lo racconto.
Una bella bomba itaGliana.... scommettiamo che se qualcuno di "coraggioso" scavasse in questo pozzo oscuro e profondo.....troveremmo tracce di camerieri, adepti e cantori del magnifico Brand....?
Caro Paolo, spero davvero che tu riesca ad accendere questa miccia....
Cone tutte le aziende, credo che anche le Società di calcio abbiano l'obbligo di accantonare, annualmente, la quota di TFR dei propri dipendenti.
Sarà stato fatto regolarmente?
E anche questo non dicrebbe essere uni dei parametri da rispettare per ottenere l'iscrizione al campionato?