Il papà di John e Lapo Elkann lancia l'allarme: accanto a me, in 1^ classe, ragazzi tatuati e senza orologio!
Profondo sgomento ha suscitato l'articolo di oggi su Repubblica in cui Alain Elkann racconta la sua disavventura sul Roma-Foggia di Italo: lui leggeva Proust mentre i ragazzi discutevano di ragazze
Attenzione, c’è un allarme che sta risuonando a distesa. Si tratta di un’emergenza di carattere nazionale, forse mondiale, che è stata diffusa oggi dal quotidiano Repubblica, di proprietà Gedi, ossia Exor, cioè John Elkann, con un articolo a firma Alain Elkann, che poi sarebbe il papà del proprietario John.
Cos’è successo? E’ successo che Alain Elkann, giornalista, scrittore nonché conduttore televisivo dell’indimenticabile programma “Due minuti un libro” andato in onda anni or sono su Telemontecarlo, poi diventata LA7, salito alcuni giorni fa su una carrozza di prima classe del treno Italo Roma-Foggia, abbia trovato il posto accanto al suo assegnato “a un ragazzo che avrà avuto 16 o 17 anni” con un “iPhone con cuffia per ascoltare musica”. E fin qui passi. Ma sentite cosa racconta lo sventurato Alain Elkann. “Io indossavo, malgrado il caldo, un vestito molto stazzonato di lino blu e una camicia leggera. Avevo una cartella di cuoio marrone dalla quale ho estratto i giornali: il Financial Times del weekend, New York Times e Robinson, il supplemento culturale di Repubblica. Stavo anche finendo di leggere il secondo volume della Recherche du temps perdu di Proust e in particolare il capitolo “Sodoma e Gomorra”. Ho estratto anche un quaderno su cui scrivo il diario con la mia penna stilografica”. Niente pennino con la boccetta dell’inchiostro, dunque, solo la più moderna e pratica penna stilografica da viaggio.
Ebbene, mentre il babbo di John e Lapo Elkann stava sguainando la sua Mont Blanc per immortalare sul diario i suoi pensieri e le sue riflessioni, sia pure sconcertato per la strana piega che aveva preso il viaggio (“Non sapevo che per andare da Roma a Foggia si dovesse passare da Caserta e poi da Benevento. Pensavo di aver sbagliato treno”, annota: un po’ come stupirsi di dover passare da Bologna per andare da Milano a Roma), il ragazzo di 16-17 anni seduto accanto a lui iniziava a parlare e a discutere ad alta voce con un gruppo di coetanei che avevano preso posto nei sedili accanto. “Avevano tutti o le braccia o le gambe o il collo con tatuaggi piuttosto grandi”, racconta Elkann. Ma non è tutto: “Nessuno portava l’orologio”.
“A un certo punto - continua Elkann -, mentre erano sempre seduti o quasi sdraiati ai loro posti, ammassando nei vari cestini per la carta straccia lattine di Coca Cola o tè freddo (e cos’altro avrebbero dovuto fare, i ragazzi: gettare i rifiuti dai finestrini?, n.d.r.), uno di loro ha detto: “Non è che dobbiamo stare soli di sera: andiamo a cercare ragazze nei night”. E su questo tema nasceva una discussione “mentre io avevo finito di scrivere sul mio quaderno ed ero immerso nella lettura di Proust. Loro erano totalmente indifferenti a me”. Pensate: Alain Elkann leggeva Proust in francese e i ragazzi tatuati non lo degnavano della minima attenzione: mica uno qualsiasi, proprio lui, il papà di Lapo e John, quello della trasmissione “Due minuti un libro” su Telemontecarlo. Ma si può?
“Mi sono domandato - confessa Elkann - se era il caso di iniziare a parlare col mio vicino, ma non l’ho fatto. Io ero inesistente (…), un signore coi capelli bianchi, una sorta di marziano che veniva da un altro mondo e che non li interessava. Pensavano ai fatti loro, parlavano forte, dicevano parolacce, si muovevano in continuazione, ma nessuno degli altri passeggeri diceva nulla”. Incredibile no?
E così, “arrivando a Foggia mi sono alzato, ho preso la mia cartella. Nessuno mi ha salutato, forse perchè non mi vedevano e io non li ho salutati perchè mi avevano dato fastidio quei giovani “lanzichenecchi” senza nome”. E ben gli sta: avrebbero potuto farsi fare un autografo da Alain Elkann, papà di John e di Lapo, e magari chiedergli anche un selfie, quel branco di sbandati tatuati e senza orologio al polso, e invece nisba. Il marziano non li ha degnati di un saluto. E però, a disavventura conclusa, la domanda sorge spontanea: in che mondo siamo mai finiti, signora mia?
Il signore in questione è un po’ smemorato .
Si è dimenticato che ha un figlio piuttosto chiacchierato ?
Gli converrà scriverselo sul diario.
Il nome .
E le gesta .
Opperbacco, che sventura è capitata a cotanto signore!
Forse dovevan lasciar una carrozza intera a tal personaggio, così famoso, ma stranamente non riconosciuto dai giovinotti che gli eran seduti a fianco! Non si sarebbe immischiato con la plebaglia immonda, lui di nobili origini e di nobile intelletto, sprecato in mezzo alla marmaglia contemporanea!
Giammai venga più fatto sedere in luoghi utilizzabili alla comune gente!