La "faccia come il culo" del nostro calcio: scatta la Supercoppa in Arabia per raccattare spiccioli da chi calpesta i diritti umani di donne, omosessuali e giornalisti macchiandosi del loro sangue
Un anno fa il presidente Gravina disse di voler prendere le distanze dal regime saudita: "Per noi le questioni morali sono sacre". Peccato avesse appena benedetto la Supercoppa venduta a bin Salman
“Faccia da culo”. Non è, lo so, un’espressione di particolare eleganza. E tuttavia a dispetto della sua ruvidezza ha una sua efficacia e rende l’idea come poche: tant’è che ne riferiscono e la prevedono tutti i più importanti dizionari e vocabolari italiani a cominciare da Treccani che la cita per definire, appunto come “faccia da culo”, una “persona di particolare sfrontatezza”. Come se ne trovano molte nel mondo di oggi, figuriamoci nel mondo del calcio. Dove non più tardi di un anno fa (era il 23 novembre 2023) il presidente della Federazione italiana Gabriele Gravina, ospite del programma “Soul” a Tv2000, annunciò con orgoglio e fierezza che la FIGC aveva sdegnosamente detto di no alla proposta FIFA di organizzare i mondiali 2030 con l’Arabia Saudita. Uno stato che ancora oggi si distingue per le gravi violazioni dei diritti umani, in particolare la repressione dei diritti delle donne, la persecuzione e criminalizzazione dell'omosessualità e del mondo LGBT, il soffocamento di ogni libertà di espressione (che toccò l’apice con il brutale assassinio del giornalista e scrittore Jamal Khasoggi, avvenuto il 2 ottobre 2018 su mandato del principe ereditario Mohammad bin Salman), per non parlare del ricorso pressoché quotidiano alla pena di morte. “Per noi le questioni morali sono fondamentali”, aveva detto Gravina pancia in dentro e petto in fuori. Vade retro Arabia, insomma.
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