La Gazzetta, la Juve e le cannonate ad Allegri: lo strano caso del comandante Max col destino segnato
Da 7 giorni il quotidiano sportivo, sempre in sintonia con la Real Casa, non fa che sparare bordate verso l'allenatore: che Elkann abbia scelto Cairo come suo ventriloquo per far passare il messaggio?
È cominciato tutto sei giorni fa, il 14 luglio, che a Parigi è il giorno della presa della Bastiglia (correva l’anno 1789) e a Torino è il giorno dell'inizio dell’inatteso assedio alla roccaforte di Massimiliano Allegri, il comandante in disarmo della temuta, un tempo, Armata Bianconera. Siamo al 19 luglio, nessuno ne parla, nessuno fa domande, il neo insediato dg Giuntoli sparge al cielo petali di rosa (“Massimiliano è l’allenatore più talentoso di tutti” è riuscito a dire nella conferenza stampa di presentazione di ieri), ma c’è qualcosa che non quadra, alla Continassa, sul conto dell’allenatore che per il terzo anno consecutivo si appresta a guidare una Juve diventata, col suo ritorno, una squadra depressa e perdente. Nella foto di gruppo d’inizio stagione la figura dell’allenatore appare quest’anno insolitamente sfuocata: e l’impressione è che appaia così anche e soprattutto agli occhi della nuova dirigenza che forse aveva in mente di fare una cosa (cambiare allenatore) e poi ne ha fatta un’altra (confermare l’allenatore). Quali che siano stati i motivi, e al di là delle dichiarazioni di facciata del nuovo parroco, don Cristiano Giuntoli, la realtà è questa. E basta sfogliare i giornali per capirlo. A cominciare con la schieratissima Gazzetta che mai, nelle ultime due tormentate stagioni di Madama, aveva osato scalfire l’immagine del comandante Max sempre incolpevole, sempre con l’alibi pronto, sempre assolto.
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