L'ingrato destino di andare in finale chiamandosi Atalanta: storia della notte buia di Lazio-Atalanta 2-0
Se nel 2021 gli errori di Massa e Valeri furono fatali alla Dea contro la Juventus, nel 2019 ad affossarla contro la Lazio furono Banti più Calvarese (sic) al VAR. "Scandalo inaudito", tuonò Gasperini
Forse non tutti lo sanno, ma da quando guida l’Atalanta, cioè dall’estate del 2016, otto anni fa, Gian Piero Gasperini è andato in finale di Coppa Italia per ben tre volte: l’ultima è la finale che giocherà domani contro la Juventus di Allegri, la seconda quella che disputò nel 2021 contro la Juventus di Pirlo (e che perse nel modo che ieri ho raccontato, o rammentato per chi un vago ricordo di quel match lo conservava) e la prima quella che giocò nel 2019 contro la Lazio di Simone Inzaghi e che perse anche allora, 2-0 con gol di Milinkovic Savic e Correa nei minuti finali, un’altra finale in cui l’Atalanta venne danneggiata da un clamoroso errore dell’arbitro Banti ma soprattutto del VAR Calvarese che non si accorse, o se se ne accorse fece finta di niente, di un netto fallo di mano in area commesso da Bastos su tiro di De Roon al minuto 25 sul risultato di 0-0.
Per darvi un’idea di quel che avrebbe potuto succedere e invece non successe: Bastos era appena stato ammonito, al 24’, dall’arbitro Banti. Se l’arbitro, o Calvarese al VAR, avessero preso la decisione di concedere l’evidente rigore contro la Lazio, Bastos avrebbe potuto essere espulso per doppia ammonizione. Ma tutto questo non successe e Simone Inzaghi, allenatore della Lazio, non credette ai propri occhi: tant’è che di lì a poco, incurante del fatto che fosse appena passata la mezz’ora di gioco, richiamò il miracolato Bastos in panchina e mandò in campo al suo posto Radu. Niente rigore contro, niente possibile 0-1, niente espulsione, niente possibile inferiorità numerica. La Lazio andò al riposo senza nemmeno un cerotto, intatta nel risultato e nell’organico e nel secondo tempo, nei minuti finali, segnò due gol e vinse finale e trofeo.
Lancette dell’orologio (o meglio: foglietti del calendario) indietro di 5 anni esatti. È il 15 maggio 2019, è il minuto 25 della finale di Coppa Italia Lazio-Atalanta e su un tiro di De Roon (Atalanta), Bastos devia il pallone con la mano sinistra che tiene ben alzata sopra la sua testa.
L’azione è fulminea e prosegue senza interrompersi perchè la palla, dopo aver colpito il palo alla destra di Strakosha, ricade davanti alla porta dove si accende una mischia paurosa con Zapata che calcia addosso a un difensore laziale, Djimsiti che prova a intervenire senza riuscirci, con la palla che viene respinta da un difensore laziale ma finisce ancora sui piedi di De Roon: che calcia nuovamente a rete ma senza fortuna perchè anche questo secondo tiro viene ribattuto, questa volta da Luiz Felipe che lo respinge di coscia in spaccata volante a un passo dalla porta.
Sono dieci secondi di flipper furibondo, in area ci sono venti giocatori, la velocità e la concitazione dell’azione hanno fatto sì che nessuno, nè i giocatori e probabilmente nemmeno l’arbitro Banti si accorgesse del fallo di mani di Bastos. In sala VAR però c’è Gian Paolo Calvarese, che ha tutte le telecamere a disposizione e ha tempo e modo di accorgersi dell’accaduto: invece, nonostante i replay mostrino chiaramente quel che in diretta pochi hanno visto, Calvarese non comunica nulla a Banti. Nessun fallo di mano di Bastos su tiro in porta di De Roon. Adesso lo vedono tutti, ma il fallo viene negato. Rimosso.
Scriverà il Corriere dello Sport il giorno dopo: “È stato un errore, e su questo non ci sono dubbi. Il tocco di mano di Bastos non visto né da Banti in campo né da Calvarese al VAR ha creato un certo stupore, tanto palese è stato il gesto. Possibile che nessuno abbia visto? La spiegazione che si può dare si può tradurre con una parola: “Superficialità”. Non ci sono stati ritardi nell’arrivo delle immagini, non ci sono stati black-out, né (e sarebbe stato assurdo) una valutazione di “non punibilità” davanti a tanta evidenza. Semplicemente, non è stato approfondito l’episodio. Tu chiamala se vuoi “superficialità””. Il giornale ricorda poi che nel protocollo inviato agli arbitri fin dal 2017, anno d’introduzione del VAR, il primo comandamento è: “La velocità della review è importante ma la qualità della decisione di più”. “Insomma - continua il Corsport - meglio prendersi qualche secondo in più piuttosto che prendere la decisione sbagliata”.
Per la cronaca: è forse il caso di ricordare, per cercare di dare una spiegazione all’inspiegabile, che Gian Paolo Calvarese è l’ex arbitro, oggi esperto di regolamento (sic) per Prime Video, che un anno fa, dopo un Juventus-Nantes di Europa League in cui alla Juventus venne negato un rigore all’ultimo minuto perchè il VAR aveva richiamato l’arbitro a rivedere un fallo commesso prima da Bremer su un difensore francese, fallo che all’arbitro su campo era sfuggito, disse: "Il Var richiama l'arbitro e propone una prima telecamera dove secondo me è rigore netto, senza dubbio. Il problema è che la seconda telecamera che propone, che appena l'ho visto mi sono tremato (testuale, ndr), che io non avrei mai mostrato perché le altre sette fanno vedere il rigore mentre questa dà la sensazione del fallo. Così metti l'arbitro nei guai”. In pratica, Calvarese afferma papale papale che il VAR non deve mai mostrare all’arbitro immagini o inquadrature che smentiscano le sue decisioni (o mancate decisioni) prese in campo. E insomma, appreso del Calvarese-pensiero a anni di distanza, si capisce meglio il perchè la sera di Atalanta-Lazio il nostro eroe se ne stette zitto e buono davanti alle immagini del mani di Bastos che all’arbitro Banti in campo era sfuggito.
Tornando alla finale del 2019 con furto con scasso ai danni dell’Atalanta, nel dopo partita l’allenatore Gasperini, che come ho raccontato nel mio pezzo di ieri eviterà di lamentarsi, due anni più tardi, dopo la finale di Coppa Italia persa contro la Juventus - il club in cui è cresciuto e in cui forse sogna da sempre di andare ad allenare - nonostante non uno, ma due gravi torti subiti da arbitro e VAR, Massa e Valeri (mancata concessione di un rigore per fallo di Rabiot su Pessina e mancato annullamento del gol dell’1-0 di Kulusewski viziato in partenza da un fallo da espulsione di Cuadrado, entrambi sullo 0-0), va in sala-stampa e rilascia dichiarazioni di fuoco: “È un episodio di una gravità inaudita. C’era anche un secondo giallo, e quindi l’espulsione su Bastos: e ha determinato la vittoria della Coppa Italia. Fare questo all’Atalanta è vergognoso. Questo qui è uno scandalo, ragazzi! Questo qui è uno scandalo grandissimo. È bruttissimo per il calcio: è una roba senza senso. Ingiustificabile. È una roba brutta verso 21 mila persone che sono venute da Bergamo: non le pigli in giro così”. Per la cronaca, l’allora presidente dell’AIA Nicchi, interpellato in proposito, dichiarò: “Il VAR in Italia funziona benissimo: in ogni caso valuterà il designatore arbitrale. Le parole di Gasperini che ha parlato di VAR a singhiozzo? Ognuno si assume la responsabilità di ciò che dice. Questo è quello che pensa lui”.
Coppa Italia 2019 (Lazio-Atalanta 2-0): Banti e Calvarese.
Coppa Italia 2021 (Juventus-Atalanta 2-1): Massa e Valeri
Coppa Italia 2024 (Juventus-Atalanta, domani): Maresca e Marini.
P.S. Valerio Marini è l’arbitro VAR di Fiorentina-Inter, quello che a proposito della netta respinta di pugno di Sommer ad anticipare Nzola, all’arbitro Aureliano che gli diceva: “A me sembra che prima colpisca il pallone” - come in effetti è successo - rispose: “Lo sfioricchia”.
Che Dio ce la mandi buona. E in ogni caso: in bocca al lupo Atalanta! E ricorda: nella vita l’importante è la salute.
(Qui le parole di Gasperini dopo Lazio-Atalanta 2-0)
se la "macchina" digitale non sbaglia allora sbaglia l'essere umano che la utilizza, quindi, o è in malafede o incapace di gestirla, in ambedue i casi procura un danno.
...Banti... della sezione di Livorno...come Bergamo, come Ceccarini...alta scuola