L'Inter torna a casa con 30 milioni in più (che non fanno la differenza), 30 giorni in meno (che fanno tutta la differenza del mondo) e con Lautaro che fa quel che dovrebbe fare Marotta
L'inutile e dannosa avventura USA dei nerazzurri, partiti bolliti e tornati più bolliti, divisi e inviperiti di prima, si è conclusa: ma il club è allo sbando mentre Chivu ha bisogno di essere aiutato
A dispetto della truculenta campagna denigratoria portata avanti ai danni di Simone Inzaghi dai quotidiani del gruppo Cairo (la Gazzetta in testa a tutti) nell’intento di caricare sulle spalle dell’ormai ex allenatore la croce del rovinoso finale di stagione, che pure fino ad aprile era stata una stagione di grandi gioie e di straordinarie prodezze (vedi eliminazione di Bayern e Barcellona in Champions League), lo scenario che oggi, martedì 1 luglio 2025, giorno che segna il via della nuova stagione calcistica, si presenta agli occhi di tutti è uno scenario che parla da solo e che vede Beppe Marotta tornare a casa dal Mondiale per club con la sua Inter logora, depressa e litigiosa nel segno della più grande mestizia e con la sensazione di aver buttato un mese, il mese di giugno, che sarebbe potuto servire per mandare in vacanza giocatori bolliti sia fisicamente che mentalmente e per mettere a punto, a tavolino con Ausilio e Chivu, la nuova stagione che per mille motivi si aprirà all’insegna della più grande incertezza. Uno scenario allarmante che il destino cinico e baro ha contribuito a rendere ancor più amaro e beffardo a causa delle imprese compiute da Simone Inzaghi sulla panchina dell’Al Hilal che non solo si è qualificato agli ottavi proprio come l’Inter, ma è addirittura approdato ai quarti sbarazzandosi nella notte nientemeno che del Manchester City di Guardiola, lo squadrone che quattro giorni fa si era mangiato la Juventus di Tudor trifolata davanti agli occhi attoniti del mondo.
Per quanto ai tifosi dell’Inter dispiaccia sentirlo dire ribadisco anche oggi, all’indomani della sconfitta (0-2) con il Fluminense che ha decretato la fine dell’avventura mondiale, che il ritorno a casa dei giocatori e l’inizio delle loro vacanze sono per l’Inter, oggi, la migliore notizia possibile. I 33 milioni che Marotta porta nelle casse di Oaktree (in realtà saranno molti meno: come già ho avuto modo di scrivere, una buona parte se ne andranno in tasse da pagare allo Stato americano essendosi dimenticato il presidente della FIFA Infantino, distratto dai mille problemi della sua caotica e approssimativa organizzazione del torneo, di accordarsi in tal senso col governo USA) si ergono oggi come un vero e proprio monumento alla stupidità: non sono il tesoro che può fare la differenza e costringono Chivu, che di giorni di lavoro per plasmare la nuova squadra avrebbe avuto bisogno come del pane, a cominciare la preparazione in ritardo abissale rispetto al resto della concorrenza se è vero che già lunedì prossimo, 7 luglio, il Milan di Allegri si radunerà per iniziare la preparazione pre-campionato e a distanza di pochi giorni verrà seguito da tutti, Napoli campione in carica compreso.
Viste le condizioni fisiche, morali e ambientali allarmanti in cui l’Inter si sta dibattendo (il j’accuse di Lautaro dopo il k.o. con il Fluminense ha scoperchiato il pentolone: e la precisazione di Marotta sul fatto che le parole del capitano fossero indirizzate al solo Calhanoglu sono risuonate patetiche essendo del tutto evidente che un intero blocco di giocatori sembra ormai aver mollato gli ormeggi), tenere i giocatori assieme per un intero mese dopo la Waterloo del 31 maggio in un clima di evidente depressione e di evidenti frizioni e incomprensioni è stata una pessima terapia post frontale di Monaco.
Chi ha cercato di lavorare al meglio, pur nelle pessime condizioni in cui la società gli aveva consegnato la squadra, è stato Chivu; che oltre ad avere già inserito e valorizzato due giovani come Sucic e Pio Esposito che daranno linfa nuova a una squadra vecchia e stanca ha il merito di aver evitato all’Inter figuracce mondiali come quella rimediata dalla Juventus contro il City: i nerazzurri sono usciti agli ottavi perchè di più non avrebbero potuto fare ma a testa alta e senza incappare in rovinosi e tragicomici tracolli.
Per come la vedo io, l’unico promosso - al termine dell’avventura americana che tanti danni arrecherà all’Inter in faticosa e laboriosa fase di ricostruzione tecnica e morale - è proprio Cristian Chivu. Mentre sempre più allo sbando mi è apparso Beppe Marotta che sembra aver completamente perso il lume della ragione: pensare che due mesi fa, pur di fronte all’evidenza di una squadra che cominciava a non reggersi più in piedi, se ne andasse in tv a dire che l’Inter puntava non solo al Triplete ma a vincere anche il Mondiale per club, illudendo milioni di tifosi come l’ultimo degli imbonitori, lascia perplessi. E il fatto che Lautaro abbia sentito il bisogno, ieri, di sostituirsi alla dirigenza e presentarsi in tv a dire in mondovisione che le cose all’Inter non vanno affatto bene, la dice lunga su quanto Marotta, a dispetto di una militanza di dirigente lungo corso, stia navigando a vista.
Sia quel che sia, l’Inter che torna a casa dagli USA oggi 1 luglio è la miglior notizia che i suoi tifosi, quelli più raziocinanti, avrebbero potuto avere. Il primo a saperlo è Cristian Chivu. La speranza è che Marotta ritorni presto in sè e cominci ad aiutarlo. Sennò sarà notte fonda.
L'unico aspetto positivo di questa competizione sono le parole di Lautaro Martinez che, ogni volta che parla, non dice mai cose banali.
Un capitano come non se ne vedevano da anni, un giocatore realmente immerso nella società che lo ha accolto da giovanissimo ma a cui dato ogni anno di più.
Condivido totalmente anche le valutazioni su Chivu, caro Paolo.
Non potendo esimersi dal partecipare, avrei veramente sperato che fossero usciti ai gironi.
Ogni giorno di vacanza in più sarebbe stata manna dal cielo...
Qualora Chivu riuscisse a "rimettere in piedi" la squadra nel corso del campionato (inteso come essere competitivi fino ad aprile/maggio del prossimo anno) sarebbe a mio avviso già un grande segnale di qualità del lavoro.
Chivu non si trova nella situazione ideale; un allenatore quasi esordiente ad alti livelli che si ritrova con una società in confusione e con capacità di spesa limitata per i debiti; una squadra in parte a fine ciclo, con molti giocatori che hanno probabilmente dato il massimo qualche anno fa e che sono in fase calante per questioni di età.
Si ritrova adesso come biglietto da visita un torneo giocato abbastanza male con una squadra svuotata e stanca, senza averne alcuna responsabilità. Non l'ideale per un allenatore inesperto che ha bisogno di costruirsi una credibilità agli occhi della squadra e della critica.