Milan: a questo punto della stagione Ibrahimovic, Furlani e Moncada avrebbero già dovuto essere licenziati. E Maldini richiamato con tante scuse
La proprietà assiste invece imbelle e impassibile al tracollo del club che naviga tra il 7° e l'8° posto e che è ad alto rischio esclusione dalla Champions 2025-26. Ogni mossa fatta è stata sbagliata
Con Paolo Maldini in tolda di comando il Milan aveva vinto uno scudetto a dir poco impensabile nel 2021-22 e l’anno dopo era tornato a giocare una semifinale di Champions a distanza di 16 anni dall’ultima volta (2006-07): non male considerando che tutto ciò era avvenuto dopo un decennio di sventure sportivo-societarie che avevano sinistramente oscurato il blasone del club, e avendo dovuto fare le nozze con i fichi secchi (leggi: mercati condotti col bilancino del farmacista). Senza Paolo Maldini, buttato a mare da Gerry Cardinale (proprietà Red Bird) nell’estate 2023, il Milan è tornato ad essere nel giro di un anno e mezzo il Milan di Yonghong Li, Fassone e Mirabelli: una squadra che in Serie A naviga tra il 7° e l’8° posto in classifica sgomitando non con Napoli e Inter ma con Bologna e Udinese, una squadra che dopo due mesi di campionato aveva già perso ogni chance di vincere lo scudetto e dopo tre mesi era già a rischio-fallimento dell’obiettivo minimo stagionale, cioè il 4° posto valido per la qualificazione alla Champions (oggi il Diavolo è a meno 9 dalla Fiorentina quarta); una squadra a tal punto messa male da indurre il suo allenatore, Paulo Fonseca, scelto dalla proprietà per far fare alla squadra il salto di qualità dopo l’era-Maldini giudicata insoddisfacente, a presentarsi in tv dopo una vittoria - per quanto rocambolesca - in Champions League per dire al mondo intero che quel che sta accadendo in casa Milan “è tutto sbagliato, è tutto da rifare”.
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