Mondiale per club, l'ultima grana: la FIFA ha perso tempo col governo USA e buona parte dei guadagni dei club se ne andrà per pagare imposte e costi operativi
Dopo il ridimensionamento del montepremi, che da 3 miliardi si è ridotto a 1, ecco la beffa dell'imprevista tassazione che mutilerà i guadagni dei club: eppure ci raccontano che sarà una cuccagna...
Dunque a proposito del Mondiale per club dall’intero mondo dipinto come l’ottava meraviglia del mondo le cose, a meno di due mesi dal via del torneo fissato per sabato 14 giugno, stanno così (anche se tutti si guardano bene dal raccontarlo: come si dice in questi casi, non disturbate il conducente).
Nell’estate 2023 Gianni Infantino, presidente FIFA, annuncia a sorpresa di aver creato e inserito in calendario un nuovo torneo, il Mondiale per club a 32 squadre, della durata di un mese proprio come un Mondiale per nazionali, da disputarsi negli USA a giugno-luglio 2025.
Poichè Infantino ha fatto tutto da solo senza consultarsi e senza chiedere il parere di tutte le componenti interessate, dai calciatori alle leghe ai club, scoppiano le prime infuocate polemiche; anche perchè il calendario, già sovraccaricato, con l’introduzione di questo nuovo torneo deborda ed esplode: tra la fine del Mondiale e l’inizio dei campionati intercorre un mese e come tutti sanno i calciatori, che hanno diritto a un mese di vacanza, dovrebbero tornare a giocare senza un giorno di preparazione nelle gambe.
Nell’intento di spegnere i fuochi che ovunque divampano (la FIF Pro, cioè il sindacato mondiale dei calciatori, e molte leghe europee, tra cui quella italiana, hanno presentato una serie di ricorsi contro la FIFA alla Corte Europea), Infantino estrae dalla sua manica l’asso dei soldi: e lascia trapelare che il montepremi del Mondiale per club destinato ai club supererà quello della Champions, che è appena stato aumentato a 2,437 miliardi, toccando il tetto dei 3 miliardi.
L’idea di Infantino è quella di vendere l’esclusiva dei diritti tv ad Apple per 4 miliardi. Apple però, fatti due conti, dice a Infantino che al massimo è disposta a metterne uno. Ed è un cataclisma. Il gran capo della FIFA finge di incassare il colpo con non chalance e fa sapere che indirà bandi per le tv in ogni continente: risultato, i bandi finiscono deserti perchè a quei prezzi nessuno è interessato, specie per un torneo che appena nato è già dilaniato dalle polemiche.
I Top club, in particolare europei, capiscono l’antifona: non ci sarà nessun montepremi da 3 miliardi e nella migliore delle ipotesi dovranno accontentarsi della metà (in realtà alla fine sarà di un terzo). Il più esplicito è il Real Madrid che per bocca di Ancelotti, chiamato poi a una goffa smentita, fa sapere di essere scettico rispetto all’idea di partecipare: “Con due amichevoli noi guadagniamo gli stessi soldi che la FIFA vuole darci per giocare un mese”.
Infantino, che fatica anche a trovare gli sponsor, a nove mesi dal via è disperato. Bussa così alle porte del principe ereditario d’Arabia Bin Salman, cui ha donato l’organizzazione del Mondiale per nazionali 2034, gli spiega il problema e gli chiede di venire in suo aiuto. Risultato: la compagnia di investimento araba SURJ Sports Investment, che fa parte del fondo sovrano PIF gestito dal governo, acquista per poco meno di un miliardo di euro il 10% di DAZN. Che gira quei soldi alla FIFA per acquistare i diritti del Mondiale per club con l’accordo di trasmissione in chiaro in tutto il mondo. DAZN, che in quanto ad ascolti sta tracollando in Francia e soffre le pene dell’inferno in Germania e in Italia, spera così di migliorare la propria immagine rattoppata e di farsi conoscere ovunque; la FIFA dal canto suo si salva in corner e annuncia che il montepremi a disposizione dei club sarà di 1 miliardo di dollari, al cambio 960 milioni di euro. Dai 3 miliardi ventilati due estati fa siamo finiti a 960 milioni.
Sia pure sotto traccia, chi per tramite dell’ECA (l’associazione club europei), chi trattando singolarmente (vedi Real Madrid), i top club europei manifestano il loro malcontento per il ridimensionamento del montepremi. Il Real minaccia di non prendere parte al Mondiale e Infantino si affretta così a elaborare e a rendere nota una suddivisione del montepremi che in base a determinati parametri destina al Real il gettito maggiore e via via scendendo a tutti i club considerati Premium. Agli ultimi della piramide restano le briciole.
Ma quando tutto sembra appianato, sia pure con soddisfazione minima da parte dei top club europei, ecco che tutti gli allarmi tornano a scattare. Si scopre infatti (la notizia è di due giorni fa) che la FIFA, essendosi mossa tardi e avendo perso tempo nell’affannosa ricerca dei soldi delle tv e degli sponsor, non ha raggiunto alcun accordo col governo americano rispetto all’esenzione di imposte riservata ai club partecipanti: motivo per cui una parte consistente del denaro che ogni club riceverà per la partecipazione al torneo se ne andrà tra pagamenti di imposte varie e costi operativi; cosa che non avverrà invece per il Mondiale per nazionali in programma sempre negli USA nel 2026 e per il quale ogni accordo col governo USA è già stato preso dalla FIFA da tempo. Si spiegano così le due visite fatte recentemente da Infantino al presidente Trump e il dono del nuovo trofeo fattogli nello Studio Ovale: il boss della FIFA si dice ottimista rispetto al superamento del problema che in realtà però è ancora sul tavolo quando mancano 50 giorni al via.
Come se tutto ciò non bastasse, alcuni stati americani non recepiscono e quindi non riconoscono i “trattati di non doppia imposizione” stipulati dal governo USA con altri Paesi atti ad impedire che individui o aziende siano tassati due volte per uno stesso reddito da regimi fiscali diversi. Ci sono quindi club (lo ha svelato il quotidiano inglese “The Guardian”) che rischiano di dover “pagare le tasse”, decine di milioni di dollari/euro per i denari guadagnati al Mondiale sia negli USA che nel proprio Paese: il che sarebbe la beffa dopo il danno. E molti già rimpiangono di aver sostituito il Mondiale alle tradizionali tournée estive ugualmente remuneranti e meno impegnative e logoranti.
E insomma, anche se nessuno lo dice il Mondiale per club sta per nascere sotto una cattiva stella: e non è escluso che molti club, vista la mala parata, decidano di affrontarlo a scartamento ridotto limitando al massimo l’impiego dei migliori giocatori inviandoli a casa anzi tempo per permettere loro di usufruire del periodo di vacanza e presentarsi al via della ripresa agonistica con almeno due settimane di tempo per abbozzare uno straccio di preparazione. Come noto, i due più importanti tornei europei, la Premier League e la Liga, si sono rifiutati di posticipare il via dei loro campionati che scatteranno come da programma sabato 16 agosto. Se Manchester City e Chelsea in Inghilterra e Real Madrid e Atletico in Spagna saranno in ritardo per aver voluto partecipare al Mondiale per club, saranno affari loro: inizieranno il campionato facendo giocare i ragazzini.
Da noi invece la Lega ha votato per il rinvio del campionato di una settimana: si comincerà sabato 23 agosto per venire incontro alle esigenze di Inter e Juventus. Un indubbio aiuto: ma se i due club dovessero andare avanti nel torneo giungendo magari a quarti, semifinale o finale, si ritroveranno comunque nella condizione di avere gran parte dell’organico non in condizione di scendere in campo nei primi impegni di campionato onde evitare infortuni o contrattempi. Marotta e Inzaghi hanno detto e ribadito che l’Inter andrà al Mondiale per club con l’intenzione di arrivare fino in fondo e di vincerlo, e ciò torna a loro onore: immagino però sappiano bene a quali rischi l’Inter (più ancora della Juventus) andrebbe incontro. Già i suoi giocatori stentano e reggersi in piedi oggi, con due mesi di stagione ancora da giocare (e parliamo dei due mesi in assoluto più micidiali: si decidono i destini di tutte le competizioni e ogni partita è una partita giocata alla morte): immaginate in che condizioni salirebbero sull’aereo alla volta degli USA dopo aver giocato magari, da pochi giorni, la finale di Champions o lo spareggio di campionato col Napoli. Affronterebbero il torneo FIFA in condizioni psicofisiche a dir poco pietose. E comunque: la finale del Mondiale, che Marotta e Inzaghi hanno detto di voler vincere, è domenica 13 luglio. Il rompete le righe avverrebbe l’indomani, dopodichè i giocatori tornerebbero a casa per cominciare il loro mese di vacanza: che li farebbe tornare ad Appiano Gentile il 14 agosto.
Il campionato comincia il 23: auguri e figli maschi.
Nessuna squadra sana di mente dei 3 campionati inglese, spagnolo o italiano può pensare di essere competitivo al mondiale dopo una stagione intera fatta di campionato, coppe di,lega e Champions.
Preciso meglio, nessun dirigente o allenatore sano di mente può pensare di arrivare fino in fondo senza compromettere la stagione 25-26.
Ma dei famosi ricorsi del sindacato dei calciatori (rievidenziati nell'articolo) non si sa più nulla? Non è che l’Istituto che deve prendere una decisione è in Italia? Viene il dubbio, visti i tempi decisionali...