Quando 19 anni fa, proprio in questi giorni, scoppiò Calciopoli: dal primo spiffero sulla Gazzetta alla bomba delle intercettazioni, le due settimane che sconvolsero il calcio
Sabato 22 aprile 2006 il vicedirettore della Gazzetta Palombo preannuncia un "estate calda" per il calcio; il 4 maggio escono le prime intercettazioni. Io racconto tutto nel libro "Calcio Truccato"
Molti di voi, specie i più giovani, forse non lo ricorderanno: ma fu proprio in questi giorni, tra fine aprile e inizio maggio, che 19 anni fa esplose e deflagrò in tutta la sua devastante potenza lo scandalo di Calciopoli. Da anni, forse decenni, assistevamo a campionati completamente falsati; solo gli idioti e i servi non se ne accorgevano (o facevano finta). Fino a quando un bel giorno la maleodorante cloaca del calcio italiano col verme, la Cupola malavitosa che faceva capo a Luciano Moggi, aveva casa alla Juventus e aveva messo radici in ogni dove, venne portata alla luce. Lo shock fu sconvolgente: tutti si accorsero che il marcio nel calcio italiano era radicato ovunque, si annidava in Federazione, tra gli arbitri e persino nei giornali e nelle tv e la collusione e la corruzione erano totali, più estese anche rispetto alla più pessimistica e fantasiosa delle immaginazioni.
Io lavoravo allora alla redazione sportiva di Mediaset ed ero autore e curatore, in quegli anni, di due programmi: “Controcampo” e “Guida al Campionato”. Per “Controcampo” scrivevo ogni domenica le pagelle del posticipo serale; e più volte mi capitò di imbattermi in partite della Juventus arbitrate, come dire, in modo vergognoso: come Bologna-Juventus 0-1, 2004-05, arbitro Pieri, a mio giudizio la partita che ha battuto tutti i record di vergogna al pari di Juventus-Inter 1-0, arbitro Ceccarini, quella del rigore-non rigore Iuliano-Ronaldo dell’aprile ‘98. Per quel che potei, fui sempre diretto e duro nel raccontare i fatti che ero chiamato a commentare e raccontare; non per niente fui oggetto di molte querele arrivatemi dal mondo arbitrale e federale (quindi ispirate indovinate da chi). Ricordo anche che una domenica, per una gag scritta a quattro mani con Gene Gnocchi e andata in onda a “Guida al Campionato”, una gag in cui Gene imitava Moggi rappresentandone gesti e comportamenti in stile boss malavitoso, la Juventus fece scattare in tempo reale lo stop all’invio dei suoi giocatori alle trasmissioni Mediaset a cominciare dal “Controcampo” della serata stessa. Ci volle un mese per appianare la situazione, la Juventus chiese la distruzione di ogni copia del programma incriminato.
Essendo tra tutti il giornalista che più si era speso nella denuncia delle storture e delle prepotenze della piovra juventina, plateali e tuttavia negate dai media, Ettore Rognoni, direttore dello sport, mi chiese di scrivere un instant book da allegare in edicola alla rivista settimanale “Controcampo”. Lo feci a tambur battente, in pochi giorni e poche notti, mentre lo scandalo si ingigantiva ogni giorno di più. Intitolammo il libro “Calcio Truccato”. Queste che vi propongo oggi sono le prime pagine, quelle dedicate all’introduzione.
2006 Odissea nello strazio
Tutto comincia in modo assai poco romantico. E se in “Tutti gli uomini del presidente”, il film che racconta lo scandalo Watergate, un Robert Redford al massimo del suo splendore si accomoda alle spalle di un elegante avvocato, in un’aula di tribunale, e facendolo trasalire gli sibila: “Sono Bob Woodward del Washington Post. Lei è qui per occuparsi dell’infrazione al Watergate?”, il primo ciak dello scandalo che ha sconvolto l’Italia del pallone non ha nulla nè di avventuroso nè di seducente. Anzi: è un flash così poco accattivante che nessuno, nemmeno tra gli addetti ai lavori, sembra accorgersi di niente.
Flash-back. È sabato 22 aprile dell’anno di grazia 2006 e la Gazzetta dello Sport va nelle edicole pubblicando, in terzultima pagina, la rubrica di uno dei suoi vicedirettori, Ruggiero Palombo: che nella foto incastonata nella testatina si sforza di essere seduttivo, ma nel confronto con Robert Redford - alias Bob Woodward - perde 3-0. La rubrica di Palombo s’intitola “Palazzo di vetro” e si occupa, settimana dopo settimana, delle beghe generalmente barbosissime che dilaniano da sempre il Palazzo del calcio. Ruggiero Palombo non ce ne vorrà se diciamo che la sua rubrica di solito viene saltata a pie’ pari da 9 lettori su 10 e persino gli addetti ai lavori, nell’accostarsi ad essa, accusano a volte un diffuso senso di sonnolenza.
Sia quel che sia, tutto comincia così. A pagina 36 della Gazzetta dello Sport, accanto alle lettere dei lettori, la mattina di quel sabato 22 aprile Ruggiero Palombo firma un articolo intitolato: “Ricucci del pallone, attenti all’estate”. Non propriamente un titolo bombarolo; e infatti il pezzo passa nell’indifferenza dei più, anche dei giornalisti sportivi. Non c’è un solo cronista, in una redazione di giornale o di tv, che alzi la testa dal giornale e dica al vicino di scrivania: “Ehi, hai letto per caso il pezzo di Palombo sulla rosea?”.
di Ruggiero Palombo
“L’Italia è il paese delle intercettazioni telefoniche. Ne sanno qualcosa gli ambienti bancari, chiedere per informazioni a Fazio, Consorte, Fiorani e a tutti coloro che sono stati a diverso titolo coinvolti nei mesi scorsi in quelle più o meno note vicende. Ne sa qualcosa, in tempi recentissimi, Stefano Ricucci, l’imprenditore supertifoso della Lazio che per qualche telefonata di troppo messa a verbale si ritrova da martedì scorso recluso nel carcere romano di Regina Coeli.
Lo sport, per ora, è rimasto ai margini di questo tipo di imbarazzanti situazioni (…) Ma cosa potrebbe accadere se invece, magari a campionato concluso, nella quiete che precede la grande kermesse dei Mondiali spuntassero fuori dei bei fascicoli che ci raccontano di questa e quella telefonata, di come il calcio viveva la sua quotidianità, non il secolo scorso ma appena un anno fa? Sia chiaro, non si tratta necessariamente di scoperchiare chissà quale pentola maleodorante, di scoprire veri e propri reati sportivi. Uno “spaccato” di un certo modo di vivere il calcio tra prestigiosi addetti ai lavori potrebbe anche bastare (e avanzare) per rendere la prossima estate comunque rovente.
Fantacalcio? Nel dubbio, suggeriamo alla Federazione e al CONI di attrezzarsi per ogni evenienza. Sarebbe infatti disdicevole scoprire che tutti sapevano tutto. E che nessuno s’era mosso (oltre il minimo indispensabile) nella speranza che certe marachelle restassero chiuse nei cassetti di qualche Procura. In talune circostanze, spalancare le finestre può essere molto più utile che ostinarsi a tenerle serrate.
P.S. Avviso ai naviganti: d’ora in avanti al posto dei subdoli cellulari si suggerisce il ritorno ai vecchi e cari pizzini”. (22 aprile 2006)
Passano invece solo due settimane e il 4 maggio la bomba deflagra.
La melma che viene alla luce è inimmaginabile. Tra i primi resoconti riportati dai giornali quel 4 maggio dopo l’uscita delle prime intercettazioni, spicca quello di Marco Travaglio che in quegli anni scrive per “l’Unità”.
di Marco Travaglio
C'è il folklore: Luciano Moggi chiama Aldo Biscardi (“amore”, “angelo”), il giornalista gli rinfaccia una scommessa vinta e mai pagata, allora il direttore generale della Juventus è costretto a ricordargli di averlo già onorato con "un orologio da 40 milioni". C'è il conflitto d'interessi di Alessandro Moggi, figlio d'arte, che con la sua società Gea smista giocatori a destra e manca con l'amorevole aiuto e consiglio di papà Luciano nella sua tripla veste di genitore, dg della Juventus e regista di una bella fetta del mercato pallonaro. C'è il controllo militare sui designatori arbitrali: da un lato Pierluigi Pairetto, che Moggi al telefono chiama "Pinochet"; dall'altro Paolo Bergamo, detto "Atalanta". Ci sono i dirigenti delle istituzioni, Figc e Uefa, piegate a interessi di parte: per sistemare gli amici e soprattutto per avere arbitri amici, in campionato (sorteggio parziale con le cosiddette griglie) e in Champions League (designazione diretta). E c'è addirittura una riunione in casa di Antonio Giraudo, amministratore delegato della Juventus, con Lucianone e i due designatori. C'è un po' di tutto, insomma, nelle intercettazioni telefoniche disposte dalla Procura di Torino fra il 10 agosto e il 27 settembre 2004 nell'ambito del fascicolo (poi archiviato) su Moggi, Giraudo e Pairetto per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, ora sui tavoli di Figc, Uefa e Procura di Roma. Mattatore indiscusso Luciano Moggi.
MOGGI DESIGNATORE - Il 10 agosto 2004 si gioca a Torino l'andata dei preliminari di Champions League tra la Juve e gli svedesi del Djugarden. L'arbitro tedesco Herbert Fandel annulla un gol a Miccoli, finisce 2-2. L'indomani Moggi chiama Pairetto: "Gigi, ma che cazzo di arbitro ci avete mandato?". Pairetto tenta di difenderlo: "Fandel è uno dei primi, il top". Moggi: "Ma può andare a fare in culo, te lo dico io. Oh, mi raccomando per Stoccolma (la partita di ritorno, ndr), eh?". Pairetto: "Porco Giuda, mamma mia, questa veramente dev'essere una partita... ". Già che c'è, Lucianone dà disposizioni anche per un'amichevole a Messina: "Oh, a Messina mandami Consolo e Battaglia. Con Cassarà, eh?". Pairetto: "Già fatto". Anche per l'amichevole di Livorno, tutto a posto. Moggi: "A Livorno Rocchi, eh?". Pairetto: "A Livorno Rocchi, sì". Un pensierino anche alla partitissima d'agosto con il Milan, il Trofeo Luigi Berlusconi. Anche lì, l'arbitro lo sceglie Moggi: "E al "Berlusconi" Pieri, mi raccomando". Pairetto: "Non l'abbiamo ancora fatto". Moggi: "Lo facciamo dopo, dai". Puntualmente, il 27 agosto, l'arbitro al Meazza sarà Pieri. "Con Gigi (Pairetto ndr) è una cannonata", si compiace Moggi con Giraudo: l'amico designatore ha appena telefonato dall'Uefa comunicando l'ottimo arbitro per il ritorno di Champions: "Mi ha detto "Pinochet" che viene Cardoso, è buono". Ma poi, a sorpresa, arriva l'inglese Graham Poll (Moggi lo chiama "Paul Green"): "Ci han cambiato l'arbitro, li mortacci loro. Che cazzo, oggi li voglio sentì". Sente Pairetto: "All'anima di Cardoso, eh?". Il designatore è imbarazzato: "E' successo qualcosa all'ultimo momento, io ho Cardoso: si vede che è andato male qualcosa". Andrà tutto bene: 4-1 in trasferta con il Djugarden, Juve qualificata.
IL PETTINE DEL CAVALIERE - Al Trofeo Berlusconi, dopo la partita, il premier Berlusconi organizza una cena con Galliani, Giraudo, l'arbitro Pieri e altri vip. L'indomani Giraudo chiama Moggi: "Berlusconi e Galliani sono andati al tavolo con Pieri e allora sono andato anch'io, li ho tallonati". Ma il meglio è accaduto negli spogliatoi dove, racconta Moggi divertito: "Berlusconi ha preso il pettine e ha pettinato "Pinochet" col pettine suo. Tanto i risultati sono relativi, eh eh". Infatti Pairetto continua a rivelarsi una cannonata. Il 1° settembre chiama Moggi: "Ho messo un grande arbitro per la partita di Amsterdam: Majer". Moggi: "Alla grande, dai!". Pairetto: "Vedi che io mi ricordo di te, anche se tu ormai ti sei scordato di me". Moggi: "Ma non rompere, vedrai quando torno, poi te lo dico se mi son scordato".
DI PADRE IN FIGLIO - Alessandro Moggi discute con papà del destino di giocatori come Cristiano Zanetti, Galante, Chiellini, Zalayeta, Salas, Jankulovski, ma anche dei procuratori Terraneo e Perinetti. Moggi jr. offre a Moggi sr. il laziale Liverani. Ma per Luciano è "troppo lento", mentre "Baiocco si potrebbe vedere". I due sono molto interessati al Napoli, a metà strada fra il presidente dell'Udinese, Pozzo, e il produttore De Laurentiis. Il 28 agosto 2004 padre e figlio parlano della trattativa per Miccoli con la Lazio. Luciano: "Io a Lotito gli ho chiesto 10 milioni e lui mi ha detto 5, no? Tu gli devi dire: guarda che io posso convincere mio padre a farlo a 7,5. Fagli un po' di storie all'inizio". Ale, che gestisce Miccoli, prende nota. Ma Miccoli fa le bizze. Moggi sr. chiama un suo amico perché gli dica "di fare meno lo stupido" altrimenti "non lo faccio chiamare in Nazionale, così gli metto giudizio, perché in Nazionale ce l'ho mandato io".
UNA BIONDA A RISCHIO - Nei grandi giochi dell'Italia pallonara c'è pure tempo per questioni più prosaiche, come la sistemazione di una dirigente della Can (commissione arbitri nazionale) che segue i due designatori. E' molto legata a Bergamo, è amica di Moggi, ma invisa a Pairetto dopo avere sparlato di lui ("dopo quel che ha detto in giro di me - tuona Gigi - non la voglio più, una serpe in seno"). Bisogna paracadutarla in un altro ufficio, ma senza scontentarla, perché è depositaria di molti segreti. Chi interviene a sistemare quel piccolo affare di Stato? Moggi, naturalmente. Il primo settembre telefona a Franco Carraro. La prende alla lontana. Parla del destino del Napoli, ormai nelle mani di De Laurentiis (Carraro: "E' un matto totale", Moggi: "Lì son tutti matti, ma ora poi ci faccio una chiacchiera io"). Poi butta lì che il nuovo ct della Nazionale, Marcello Lippi, va "tenuto a bada, riordinato". Come? "Creandogli un ufficio con una segretaria, una che conosce arbitri internazionali".
Ecco, lui ne avrebbe una che fa proprio il caso: "Quella bionda, rampante, che conosce tutto l'ambiente". Una certa G. F. (Grazia Fazi, ndr) Moggi ne parla con il vice di Carraro, Innocenzo Mazzini, suo fedelissimo. Che mangia la foglia: "C'hai un culo da impiantare, eh, sudicione?". Moggi confessa il movente del trasferimento: "Bisogna toglierla da dov'è". Mazzini: "La bionda va dicendo in giro che han messo di mezzo gli avvocati, e se non le danno ogni cosa fa scoppiare un gran casino, un bel bubbone". Moggi, prudente: "Io non so quel che ha fatto lei lì, ma non parliamone per telefono". Mazzini: "Mi avevi detto che non hai nessun controllo". Moggi ha un presentimento: "Eh, che ne so io di quel che combinano". L'importante è tenere Carraro all'oscuro dei retroscena: "Lui - raccomanda Moggi - non deve sapere, del meccanismo non sa niente". Lippi però fa resistenza. E Bergamo difende "la bionda". Mazzini teme ricatti: "Vuole una bella carriera, sennò canta ai giornali". Moggi batte i pugni: se i due designatori continuano a litigare "vado da Carraro e faccio alzà di peso tutti e due. Se me fanno 'ncazzà il duo indivisibile va a casa prima del tempo". Anzi, "faccio mandare via Bergamo". Come se i designatori fossero cosa sua. Mazzini, terrorizzato: "Stai attento ai giornali, sanno tutto, lei si è premunita e se apre bocca". Alla fine G. F. è stata spostata dalla Can (commissione arbitri) a un altro ufficio della Federcalcio.
CENA A CASA DI GIRAUDO - Tutto è bene quel che finisce bene, salvo per il povero designatore Bergamo, strapazzato da Carraro davanti a tutti nel vertice del 17 settembre. Moggi se la ride con Giraudo: "Ha fatto una cazziata all'"Atalanta", che è colpevolissimo!". Poi chiama Bergamo e lo rincuora: "Martedì vieni a cena da Giraudo? Ti devo dire quel che mi ha detto Carraro, ce l'ha con te di brutto". Bergamo è ancora "incazzato nero" con il presidente per "come mi ha trattato, mi ha levato il rispetto". Cova propositi di vendetta: "Gliela faccio pagare, non so quanto resisto ancora, gli fò fare una figura sui giornali che si deve vergognà per tutta la vita". Moggi tenta di placarlo: "Stà calmo, ci ho parlato io, ormai è superato, dai, su. L'aggiusto io, non ti preoccupà, ho già messo tutto a posto io. Vediamoci martedì alle 7,30 a casa di Antonio". La cena si tiene martedì 21 settembre, vigilia di Sampdoria-Juventus. Pare che partecipi anche Pairetto: alle 22,36 telefona al figlio (in lontananza si sente la voce di Moggi) per farsi leggere "il calendario di sabato-domenica", quarta di campionato. Evidentemente i due designatori ne stanno parlando con i due massimi dirigenti della Juve. A quale scopo, non si saprà mai: pochi giorni dopo le intercettazioni s'interrompono. (4 maggio 2006)
Oggi come ieri nausea totale.
Non ricordo alcuni dettagli e sfumature, ma lo shock nell'apprendere che i lestofanti erano più lestofanti di quanto tutti noi immaginassimo, beh, lo ricordo bene.
La cosa più triste, anzi direi dolorosa, è stata constatare che a distanza di decenni pare che nulla sia cambiato, anzi abbiamo visto di peggio: per lo meno nel 2006 qualcuno pagò, oggi invece, al massimo, una multa per divieto di sosta e amici come prima..
vedrete che il famigerato errore per garantirle l'accesso alla CL lo daranno nella giusto match, Non è detto che la svista avvenga nel medesimo campo ma in altre partite a danno delle inseguitrici.