Sorpresa: la Juve va a processo e risponderà anche dei rapporti con i "club amici"
La Procura Federale con 7 giorni di ritardo ha deferito il club bianconero che voleva patteggiare ma chiedeva solo una maxi ammenda. Chinè ha così appesantito il carico di accuse: a giugno il processo
Dunque la Juventus è stata deferita e andrà a processo. Niente di inatteso (la sorpresa, semmai, era che la Procura federale ci stesse mettendo tanto a farlo, visto che il termine era scattato il 12 maggio, 30 giorni dopo la comunicazione alla Juve di fine indagine del 12 aprile), anche se una sorpresa, e non piccola, il procuratore Chinè l’ha sfoderata: oltre che per le “manovre stipendi” (due) e per i rapporti con gli “agenti collusi”, il club bianconero è stato deferito anche per i rapporti con i “club amici”, le sei società (Atalanta, Sassuolo, Udinese, Sampdoria, Bologna e Cagliari) che si sono prestate a farle da sponda nel portare a termine operazioni di calciomercato con modalità illecite. Parlo di sorpresa perchè questo filone, quello delle “succursali”, era stato rinviato alla stagione prossima in attesa che le Procure delle sei città interessate svolgessero le loro indagini. Invece per la Juventus il giudizio “anche” su questo filone d’inchiesta verrà dato subito, fra pochi giorni, a giugno: anche perchè la mole probatoria in possesso della Procura è, per tutti questi filoni, “impressionante”, per usare l’aggettivo citato sia dalla Corte d’Appello sia dal Collegio di Garanzia. Questo particolare, cioè l’aggiunta di un ulteriore capo d’accusa, svela tuttavia molte cose delle trattative segrete che sono state intessute tra Chinè e Scanavino e Calvo (si fa prima a dire Elkann) nei 7 giorni di “tempo sospeso” intercorsi tra il 12 maggio, giorno in cui avrebbe dovuto scattare il deferimento, e oggi 19 maggio.
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