Tre mesi fa, era il 27 febbraio, scrivevo che per Giuntoli e Motta sarebbe scattato presto il redde rationem. E dicevo anche: occhio a Gasperini
Dopo il doppio tracollo con PSV in Champions e con Empoli in Coppa Italia e la presa di distanza di Giuntoli dal suo allenatore, la società - scrivevo - non avrebbe potuto tollerare un simile sfacelo
Il 27 febbraio davo conto di un’indiscrezione che mi era giunta da una fonte attendibile torinese riguardante la possibilità che Gasperini potesse essere dall’1 luglio il nuovo allenatore della Juventus; e con Giuntoli e Motta nell’occhio del ciclone dopo il doppio naufragio in Champions (PSV) e in Coppa Italia (Empoli) e all’improvviso l’un contro l’altro armati, pubblicavo su Substack l’articolo che vedete sotto per i miei abbonati a pagamento. Tre mesi e tre giorni dopo lo ripropongo in lettura libera a tutti: con una certezza, quella di avere sempre raccontato le cose come stavano e di averlo fatto in tempi non sospetti. Perchè a farlo adesso - come hanno cominciato a fare tutti - sono capaci tutti.
Mentre la voce di Gasperini nuovo allenatore della Juve dall'1 luglio prossimo si fa sempre più insistente, Giuntoli e Motta sono al duello all'O.K. Corral: tutto questo disastro, per colpa di chi?
Chi ha voluto Koopmeiners? Perchè è stato acquistato Douglas Luiz? Ed è vero che a Motta erano stati promessi Calafiori e Zirkzee e la cessione di Vlahovic? Alla Continassa è tempo di resa dei conti
FEB 27, 2025
∙ A PAGAMENTO
La catena di montaggio di una società di calcio è semplice: c’è una proprietà che fa i programmi e stanzia i soldi, una dirigenza che spende i soldi che la proprietà le dà, uno staff tecnico che deve far fruttare i soldi spesi dalla dirigenza e una squadra che deve recepire le direttive dell’allenatore e rendere al meglio; che in un top club significa vincere o almeno lottare fino alla fine, in modo competitivo, per provare a vincere. E così alla Juventus la proprietà (Exor) ha dotato la dirigenza (Giuntoli) di un portafogli da 250 milioni interamente spesi per giocatori messi poi a disposizione dello staff tecnico (Motta) che ha quindi plasmato, giorno dopo giorno, le squadre da mandare in campo partita dopo partita. Se però, com’è successo alla Juventus, succede che a cento giorni dalla fine della stagione la squadra abbia già fallito tutti i suoi traguardi (non è mai stata in lotta per lo scudetto, è stata eliminata in Champions fallendo l’approdo agli ottavi, è naufragata in Supercoppa ed è uscita dalla Coppa Italia ai quarti di finale per mano dell’Empoli), con seri danni sia sportivi che finanziari, di certo la proprietà desidererà sapere quali sono state le cause del sostanziale, completo fallimento del progetto varato in estate.
Convocherà la dirigenza, cioè Giuntoli, e a fronte degli insuccessi incassati gli farà due domande:
A) Ha forse sbagliato acquisti spendendo tanti soldi per giocatori che non li valevano?
B) Se gli acquisti erano indovinati, a sbagliare è stato l’allenatore, e lui a scegliere l’allenatore?
A queste due semplici domande, Cristiano Giuntoli una risposta dovrà per forza darla. Perchè delle due l’una: o l’allenatore Motta non è stato capace di far fruttare i buoni giocatori che Giuntoli gli ha fornito, oppure le cose sono andate male perchè i giocatori non erano buoni come il dirigente credeva fossero.
E poichè come dicevano i latini tertium non datur, non esiste cioè una terza eventualità, sarebbe interessante sapere qual è oggi lo stato delle cose del rapporto tra Giuntoli e Motta. Che idilliaco come appariva in estate certo non è più: come il fatto di aver lasciato completamente solo l’allenatore nel drammatico - sportivamente parlando - dopopartita di Juventus-Empoli parrebbe dimostrare. Se un dirigente crede nel suo allenatore, nell’allenatore che ha fortemente voluto e scelto per aprire e sviluppare un nuovo corso del club, dopo il naufragio della Juventus in Coppa Italia, che seguiva di una settimana quello ancor più terribile in Champions, si presenta al suo fianco in tv e mostra al mondo, con la sua sola presenza, la vicinanza e la fiducia che il club nutre verso la guida tecnica.
Invece tutto ciò dopo Juventus-Empoli 3-5 non è successo. E poichè Giuntoli nel calcio non è l’ultimo arrivato, è apparso chiaro che il dirigente abbia voluto marcare con la sua assenza la presa di distanza nei confronti dell’allenatore lasciato solo, nella sera più difficile, nella fosse dei leoni. E anche se nel calcio d’alto bordo avere il pelo sullo stomaco è forse una dote, vedere Motta in totale difficoltà e in balìa degli eventi senza che Giuntoli avvertisse il bisogno di far sentire la sua voce nemmeno a 24 ore di distanza - in un silenzio che più rumoroso non avrebbe potuto essere - non è stato bello.
Che sta succedendo tra Giuntoli e Motta? Perchè tra loro è calato questo gelo improvviso? La voce che ha iniziato a circolare insistentemente su Gasperini che coronando il sogno di una vita sarà dall’1 luglio prossimo il nuovo allenatore della Juventus c’entra qualcosa con la crisi di nervi accusata mercoledì sera da Motta? E tornando a bomba: visto che la proprietà vorrà sapere perchè le cose sono andate così male, con pesanti ripercussioni anche sulle casse sociali, chi dei due è colpevole ed è disposto ad assumersene la responsabilità ed eventualmente a pagarne le conseguenze? Solo Motta e Giuntoli lo sanno. E noi possiamo solo continuare a chiederci se a volere Koopmeiners sia stato davvero, come tutti dicono, l’allenatore, con Giuntoli che (visto anche il prezzo di cartellino: 60 milioni) non era d’accordo nel procedere all’acquisto; se quel Douglas Luiz prelevato in fretta e furia per 50 milioni dall’Aston Villa sia arrivato - così pare - per consentire uno dei tanti intrallazzi di bilancio in cui la Juventus è specialista, ma fosse un giocatore che a Motta non interessava, come il fatto di averlo trattato alla stregua di un Arthur qualsiasi starebbe a dimostrare; se è vero che tra dirigente e allenatore, al momento della stretta di mano, l’intesa prevedesse che Giuntoli avrebbe fatto di tutto per mettere a disposizione di Motta Calafiori e Zirkzee, i suoi pupilli al Bologna su cui l’allenatore avrebbe voluto edificare la nuova chiesa juventina; eccetera eccetera.
Sul Fatto Quotidiano di lunedì, quindi due giorni prima di Juventus-Empoli, avevo scritto l’articolo che potete leggere qui sotto intitolato: “JUVE, I MURI BALLANO. Koop & C.: pensavo fosse un campione invece era un calesse”. Se avete tre minuti di tempo leggetelo: sottolinea come la nuova Juve avesse individuato in Koopmeiners, Douglas Luiz e Nico Gonzalez i muri portanti su cui costruire la squadra; ma dopo aver speso 150 milioni solo per il loro acquisto si sia ritrovata ad essere tenuta in piedi da tre-quattro giocatori presi in prestito ai quali si è aggrappata ma che di fatto non le appartengono e che a giugno torneranno ai rispettivi club di appartenenza a meno che Giuntoli non li voglia acquistare rimettendo pesantemente mano al portafogli; il che significherebbe ammettere che i 150 milioni spesi per Koop, Douglas e Nico sono stati (mi scuso per il francesismo) letteralmente buttati nel cesso e che i tre tenori resteranno a zavorrare l’organico (e il bilancio) di Madama per i prossimi anni non essendo possibile disfarsene se non a prezzo di realizzo.
Della schizofrenica e dispendiosa campagna acquisti compiuta dalla Juventus sia in estate che a gennaio mi sono occupato, e chi mi legge lo sa, in un’infinità di articoli; così come da almeno un anno ho scritto della telenovela-Vlahovic destinata a finire a schifìo, nè più nè mano di come finì l’estate scorsa la telenovela-Chiesa: due investimenti da 90 + 60 milioni (ingaggi esclusi) che la Juventus ha letteralmente bruciato polverizzandoli. Oggi di tutti questi giocatori pagati a peso d’oro e diventati zavorre si accorge di botto anche la Gazzetta: che individua in Koopmeiners, Nico Gonzalez e Vlahovic (e se non fosse stato infortunato, avremmo letto anche il nome di Douglas Luiz) i destinatari delle accuse nemmeno troppo velate lanciate da un Motta tradito e sull’orlo di una crisi di nervi nel dopo naufragio di Juve-Empoli.
Se davvero fosse così, almeno per voi non sarebbe una notizia: mi darete atto che sono mesi che lo scrivo. Mentre quelli dell’Istituto Luce continuano bellamente a raccontare Alice nel Paese delle Meraviglie.
P.S. Ogni riferimento al pezzo che vedete sotto è puramente casuale.
la cosa esilarante o preoccupante -dipende da come la pensate- è che i fatti e misfatti descritti doviziosamente in questo articolo le conoscevano quasi tutti i giornalisti del mainstream mediatico nazionale ma l'unico a scriverne a tempo debito è stato P. Ziliani e forse pochi altri in ambiti poco visibili mediaticamente.
Precisazione: non scrivo per piaggeria o riverenza verso un Giornalista che non conosco personalmente o per altri interessi particolari, provo stima verso Ziliani che dimostra competenza e libertà d'espressione ormai rara capacità in questa itaglietta d'avanspettacolo giornalistico, tempestata da professionisti a cui i padroni -paganti- hanno messo la museruola. Stento a crederci, anzi non credo proprio che il resto dei giornalisti sportivi italici siano degli incompetenti, purtroppo sono avviluppati intorno a quei conflitti d'interessi che pian piano stanno ammazzando la civiltà dell'informazione conseguentemente il gioco del calcio. Scusate se mi dilungo, nonostante i pessimi giudizi che ho per la J, al sottoscritto appassionato di sport dispiace vedere una compagine come la Juventus (nonostante le pessime vicissitudini) ammorbata da personaggi e interessi che nulla hanno a che vedere con lo sport.
Ziliani, queste cose le ho scritte prima di te: non fare il fenomeno, era tutto molto chiaro e preventivabile già a gennaio