Tutta la verità sulla tragicommedia di Piracy Shield, l'arma anti-pirateria che sta facendo danni inenarrabili mancando dei minimi requisiti di sicurezza e efficienza
Affidata a un'azienda che non ha nemmeno una sua sede e un suo centralino telefonico, ha per protagonisti Lotito e lo studio legale Previti. Una storia che ci proietta direttamente nel Metaverso
Oggi, eccezionalmente in lettura libera a tutti, due cadeaux (che sono certo gradirete): il primo è l’articolo che ho scritto ieri per il Fatto Quotidiano e che scoperchia il pentolone in cui ha cotto e continua a cuocere quella sbobba che risponde al nome di Piracy Shield, la piattaforma anti-pirateria della Lega Calcio che in pochi mesi di vita è diventata il più feroce, folle e temerario pirata del web facendo più danni della grandine (secondo gli esperti, e non è un modo di dire, fra poco potrebbe anche scapparci il morto); il secondo è l’articolo - che gli abbonati già conoscono - che scrissi a luglio per sfatare la Grande Fandonia della pirateria televisiva che secondo i nostri dirigenti ucciderebbe il calcio italiano. È una balla assoluta e conclamata e a dirlo non sono naturalmente io, ma addirittura l’Unione Europea e l’Ipsos che hanno condotto due distinti studi sul fenomeno arrivando alla conclusione che in fatto di pirateria televisiva l’Italia è un vero Paese modello: secondo in Europa solo alla Germania per lo scarso uso cui i nostri cittadini ricorrono. Oltretutto, i pochi che lo fanno, lo fanno per vedere illegalmente film e serie tv, mentre gli eventi sportivi sono all’ultimo posto. Di tutto ciò, e di molto altro, fornisco riscontri tratti appunto da queste ricerche compiute ad altissimo e autorevole livello.
Se avete qualche minuto di tempo e il desiderio di capire tutto, ma proprio tutto, sulla Grande Bufala della pirateria nel calcio e sullo scriteriato (e pericolosissimo) uso di Piracy Shield da parte dei nostri folli capoccioni, non dovete fare altro che mettervi comodi e leggere. Cominciando dal mio pezzo di ieri uscito sul Fatto Quotidiano. Buona lettura.
Questo è invece l’articolo che scrissi a luglio sulla Grande Fandonia della pirateria che uccide il calcio. Ancora attualissimo (anzi di più dopo i disastri combinati da Piracy).
Due indagini lo certificano: non è la pirateria a uccidere il calcio, sono i nostri dirigenti incapaci che danno la colpa a chi non ne ha
L'UE attesta che l'Italia è il secondo Paese più virtuoso in fatto di pirateria e l'Ipsos smaschera le bugie del Palazzo: se il movimento è in crisi è per l'incapacità e la miopia dei nostri dirigenti
LUG 16, 2024
La pirateria che uccide il calcio è una bufala: il calcio (italiano) lo stanno uccidendo quelli del Palazzo - dirigenti e politici: da Gravina a Abodi, da Malagò a De Siervo, da Casini all’ultimo degli affiliati al movimento “Tessera & Distintivo” - che non sapendo combinare nulla di buono, ed essendo incapaci della minima autocritica, a fronte dello scempio cui hanno ridotto il nostro calcio cercano colpe e colpevoli dove fa loro più comodo: e senza vergogna s’inventano narrazioni di fatti e situazioni che nulla hanno a che fare con la realtà delle cose. Sul “Fatto Quotidiano” di ieri ho scritto un pezzo, l’ennesimo, che già in mattinata era stato ripreso da Simone Spetia in “24 Mattino” su Radio 24 e che - se l’argomento v’interessa - v’invito a leggere. Vi accorgerete subito che lo slogan che da anni ci martella, “La pirateria uccide il calcio”, dietro il quale i reggitori del pallone italico vogliono farci credere che se non siamo andati al Mondiale 2018, se non siamo andati al Mondiale 2022, se Euro 2024 è stato una catastrofe e se rischiamo di non qualificarci nemmeno al Mondiale 2026 essendo l’Italia diventata una nazionale di seconda se non di terza fascia, se tutto questo accade - piagnucolano i nostri eroi - la colpa è di chi guarda le partite in tv illegalmente, col pezzotto, senza abbonarsi a DAZN e a Sky e sottraendo così una montagna di milioni al movimento che a fronte di tutto ciò s’indebolisce e decade.
Se avete avuto la bontà di leggere l’articolo avrete capito subito che “La pirateria uccide il calcio”, il grido di battaglia dei parrucconi del nostro calcio, è la classica “cagata pazzesca” resa immortale, come definizione, dal ragionier Fantozzi. Riassumendo.
Secondo l’indagine ufficiale condotta dall’organo della UE preposto alla lotta contro la contraffazione, l’Italia è il secondo Paese più virtuoso d’Europa in fatto di ricorso alla pirateria: solo la Germania ci batte in fatto di rispetto delle regole, in confronto al resto d’Europa l’Italia è il Paradiso della legalità. I dirigenti del calcio italiano dovrebbero ringraziare, invece di lamentarsi.
Detto questo, sia l’indagine della UE sulla pirateria in Europa sia quella dell’Ipsos (per la FAPAV) sulla pirateria in Italia indicano che la stragrande maggioranza degli atti di visione illegale di contenuti audiovisivi avviene per seguire serie tv, film o programmi tv: gli eventi sportivi sono all’ultimo posto e - inutile dirlo - non riguardano solo la visione di partite di calcio ma tutti gli eventi di tutti gli sport.
Nonostante l’Italia sia in fatto di ricorso alla pirateria un Paese modello (solo in Germania, come detto, la pratica è più bassa che da noi), il ricorso alla visione illegale di contenuti a tutti i livelli è in continuo, forte e spontaneo calo. Come il grafico Ipsos che mostro sotto dimostra, rispetto al 2016 la pirateria in Italia è diminuita del 52 % (avete letto bene: cinquantadue per cento in meno negli ultimi otto anni); solo nell’ultimo anno, tra il 2022 e il 2023, è diminuita del 7 %. E in tutto questo non c’entra nulla l’introduzione della piattaforma anti-pirateria Piracy Shield, che è in funzione solo da pochi mesi, messa a disposizione della Lega da Agcom.
Quando l’Ad della Lega De Siervo parla di danno da 1 miliardo ogni tre anni fatto dai possessori del pezzotto al calcio italiano dice una bufala con la B maiuscola. In primis perchè la stima non ha in sè alcun fondamento; in secondo luogo perchè se è vero, com’è vero, che la maggior parte di visioni illegali (superiore a un terzo del totale) è compiuta da persone di fascia d’età compresa tra i 16 e i 24 anni, tutti capiscono che si tratta di persone ancora senza reddito che nemmeno volendo potrebbero sostenere il costo degli abbonamenti - in continuo e vertiginoso aumento - di DAZN e di Sky.
Ma l’ottusità delle aquile di FIGC, Lega, Ministero dello Sport e governo diventa inquietante di fronte al dato che più di tutti dovrebbe far suonare allarmi a distesa nel Palazzo: e cioè l’evidenza, che entrambe le indagini EUIPO e Ipsos rimarcano, del drastico calo d’interesse in atto tra gli adolescenti, cioè tra i potenziali clienti di domani, verso la visione anche piratata delle partite di calcio. Nella fascia d’età tra i 10 e i 14 anni negli ultimi due anni c’è stato un calo del 6 % (51 % nel 2021, 47 % nel 2022, 45 % nel 2023) ed è questa una tendenza stabile che sembra senza ritorno.
Insomma: ai ragazzini di oggi, che saranno gli adulti di domani, delle partite di Serie A non frega nulla; e anche quando si accostano alla visione illegale di un contenuto audiovisivo, all’ultimo posto delle loro preferenze c’è la scelta del calcio (34 % film, 25 % serie tv, 23 % programmi tv, 16 % eventi sportivi).
Morale della favola: invece di preoccuparsi della pirateria dipingendo, in modo grave e scorretto, la popolazione italiana come una congrega di guitti e di ladruncoli, mentre è vero il contrario (a certificare la virtuosità degli italiani è addirittura l’Unione Europea), le nostre eminenze grigie dovrebbero preoccuparsi piuttosto della qualità del prodotto, interrogarsi sulla bontà della loro strategia politico-sportiva (come ad esempio aver mostrato al mondo che nel calcio italiano il rispetto delle regole non conta niente, vedi il colpo di spugna con cui sono stati fatti sparire anni di illeciti commessi dalla Juventus) e nel tempo libero trovare il modo di pensare a come far riavvicinare i giovani allo schifoso calcio italiano che dal dopo Calciopoli in poi ci hanno ammannito. Io un modo l’avrei, e non è una battuta: regalare il pezzotto a tutti i ragazzini e le ragazzine dai 10 ai 14 anni. Se vedessero un campionato senza il verme, alla lunga potrebbe esser un affare.
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Basterebbe fare una ricerca su Google (su Cesare Previti) x capire in che mani abbiamo messo questo sistema anti pirateria.
Dopo i fatti di cronaca di questi mesi sui casi di "spie informatiche" ancora non si è capito che l'argomento è molto serio ma che l'Italia come sempre non solo lo sottovaluta ma lo da in gestione a persone incompetenti, i soliti amici degli amici.
chiaro perché non funziona una ceppa di lippa in Italia? Gli affari personali sovrastano gli interessi collettivi/nazionali. In Italia e in Europa ci sono centinaia aziende informatiche che progettano software professionale ma i potenti del calcio itagliota a chi appaltano il lavoro? Ad uno studio di avvocati!!! E' come se l'ordine degli avvocati per risolvere una problematica giuridica invece di rivolgersi alla Magistratura si rivolgesse al Mago Otelma.