AAA OPERATORE INESPERTO CERCASI: I'indegna storia di Piracy Shield che cerca personale "senza competenze" e poi mette fuori uso un colosso come Google
La ricostruzione e i retroscena dell'inaudito incidente avvenuto col blocco di Google Drive: capolavoro di cialtronaggine e incompetenza. Gli esperti: "Se nessuno li ferma ci scapperà il morto"
Sabato 19 ottobre. La piattaforma anti-pirateria Piracy Shield, mentre sono in corso Milan-Udinese e Juventus-Lazio, procede al blocco dei siti sorpresi a trasmettere illegalmente il segnale delle partite. Come già accaduto in passato, nella rete di Piracy finiscono siti che nulla hanno a che fare con atti di pirateria. Stavolta però tra i molti immotivatamente oscurati c’è anche un gigante come Google Drive. Risultato: di colpo una moltitudine di studenti e lavoratori, di aziende e studi professionali non hanno più la possibilità di accedere ai documenti archiviati nel dominio. Il blocco si protrae per ore e si trascina fino all’indomani. Chiunque tenti di collegarsi trova la scritta: “L’accesso al seguente sito che diffondeva illecitamente contenuti protetti dal diritto d’autore è stato disabilitato”.
È un incidente di gravità estrema, uno dei più gravi accaduti nel mondo del web in Italia (e non solo in Italia). L’imbarazzo e la preoccupazione sono forti. Dopo 48 ore di indagini condotte a fari spenti l’AgCom incolpa del sinistro DAZN. Che a sua volta fa sapere che a commettere l’errore è stata una società esterna ingaggiata per la bisogna. Ora, ammesso che ciò possa valere come scusa (è stata DAZN a scegliere la “società esterna” cui affidare il compito, non gliel’ha ordinato il medico), la curiosità di riavvolgere il nastro degli avvenimenti per capire meglio e arrivare a individuare, isolare e mettere a fuoco il fotogramma del momento in cui tutto è iniziato è grande; ed è un passaggio cruciale per comprendere come una cosa del genere sia potuta accadere. Ebbene, riavvolgendo il nastro degli eventi e rivedendo il film fotogramma per fotogramma, sapete dove si arriva? Si arriva là dove tutto cominciò: a un annuncio di lavoro.
L’annuncio di lavoro di cui parlo esce su molti siti e vi rimane a lungo in particolare sul portale LinkedIn. Dice: “Hai sempre sognato di essere pagato per guardare le partite di calcio in streaming? Allora questa potrebbe essere l’occasione giusta per te! SP Tech, l’azienda che gestisce il controverso sistema di blocco IPTV Piracy Shield in Italia, è alla ricerca di un “Super Junior Developer” per unirsi al loro team e “continuare la lotta” contro la pirateria. Tuttavia, non aspettarti un lavoro da sogno. Lo stipendio annuale lordo è di soli € 24.000 (circa $ 26.000), ben al di sotto della media nazionale, e il contratto è di tipo co.co.co., che significa che non avrai i diritti di un dipendente a tempo pieno o autonomo. Inoltre, non è richiesta alcuna esperienza o abilità specifica. Siamo pronti e disposti a insegnare tutto ciò che c’è da sapere sul nostro mondo. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è qualcuno con grinta e passione.
Quindi, cosa farai esattamente? Durante la settimana, monitorerai le reti di streaming pirata e le bloccherai utilizzando Piracy Shield. Nei fine settimana, lavorerai un’ora al giorno (per un totale di 3-4 fine settimana al mese) per monitorare le trasmissioni durante le partite. Non sembra un lavoro particolarmente impegnativo, ma non è così semplice. Dovrai essere in grado di identificare i servizi pirata che sono stati precedentemente bloccati e che devono essere bloccati nuovamente, e dovrai anche stare al passo con le ultime tattiche utilizzate dai pirati per aggirare i blocchi. Nonostante le basse aspettative e lo stipendio basso, SP Tech sostiene di essere un “team molto piccolo, molto unito e molto disponibile l’uno con l’altro”. L’azienda è composta da solo 7 persone, tra cui due dirigenti, due dipendenti junior e un coordinatore.
Se sei interessato a questa posizione, puoi trovare maggiori informazioni e candidarti sul sito web di SP Tech. Ma prima di fare il salto, assicurati di essere consapevole delle basse aspettative e dello stipendio basso”.
Per quanto originale e straniante appaia, è l’annuncio con cui SP Tech (dove SP sta per Studio Previti), la società che ha sviluppato la piattaforma anti-pirateria Piracy Shield per AgCom, si mette alla ricerca di operatori che lavorino in rete per individuare e bloccare lo streaming illegale dei siti pirata. E a diffonderlo per conto di SP Tech è la società Deckx, un sito specializzato, appunto, in annunci di lavoro nel tech.
Come detto, sabato si giocano Milan-Udinese e Juventus-Lazio e durante le partite gli operatori di Piracy Shield provocano l’incidente biblico di cui sopra bloccando e oscurando il dominio di Google Drive. I siti bloccati senza motivo sono molti, ma essendo Google un colosso mondiale è sul blocco di Google Drive che subito si scatena la bufera.
E poichè il rischio di una causa con richiesta di risarcimento danni appare subito altissimo, a sua discolpa SP Tech dirama il seguente comunicato: “SP Tech Legal srl dichiara che l’annuncio di lavoro a cui si fa riferimento nell’articolo ‘Piracy Shield assume un Pirate IPTV Blocker, non sono necessarie competenze o esperienza’ è stato pubblicato erroneamente dalla società di reclutamento Deckx srl senza alcun incarico da parte della stessa SP Tech Legal srl. Il testo e il contenuto dell’annuncio non sono pertanto in alcun modo riconducibili a SP Tech Legal srl, che precisa inoltre di aver prontamente agito legalmente nei confronti di Deckx srl per tutelare i propri diritti, gravemente lesi da tale condotta illecita”.
Al comunicato segue a stretto giro di posta una mail della società Deckx srl indirizzata al sito igizmo.it che ha pubblicato l’articolo citato da SP Tech. La mail dice: “Buonasera, sono l’amministrazione di Deckx, sito per annunci di lavoro nel tech. Abbiamo ricevuto segnalazione di questo articolo, scritto riguardo un nostro annuncio erroneamente pubblicato negli scorsi giorni. Si tratta di una bozza interna con informazioni spezzettate non verificate, erroneamente condivisa sui nostri canali. L’annuncio è stato prontamente rimosso, tranne che su linkedin con cui siamo in conversazione per la rimozione definitiva. Siamo molto spiacenti dei problemi che potrebbero sorgere per SP Tech. Vi chiederei con gentilezza di rimuovere questa menzione nell’articolo, visto che è basato su un nostro errore operativo”.
Ora, che le colpe ricadano sull’ultimo anello della catena, in questo caso su Deckx che scagiona SP Tech che scagiona DAZN che scagiona la Lega Serie A che scagiona AgCom, a me pare non sposti molto i termini della questione. Perchè la domanda è: può un movimento come quello del calcio italiano (cui dovremmo aggiungere anche la politica italiana) approcciarsi a una materia così complessa, scabrosa, delicata e intricata come quella che attiene alla pirateria televisiva e alle regole del mondo web con l’approssimazione, l’incompetenza, la dabbenaggine e la scelleratezza mostrate nel caso dopo che già da febbraio a maggio, e cioè nei primi quattro mesi di esistenza in vita, la piattaforma Piracy si era mossa come un elefante in cristalleria facendo danni a destra e a manca, chiudendo e oscurando siti innocenti e finendo in tribunale da cui era uscita con le ossa rotte?
E anche ammettendo che l’annuncio di ricerca del personale, quello di operatori cui non viene richiesta alcuna esperienza e alcuna competenza, fosse frutto solo di un primo pour parler tra Sp Tech (cioè DAZN) e la società di annunci Deckx, e che nessun imprimatur fosse stato dato alla pubblicazione fatta invece erroneamente da Deckx, c’è qualcuno che pensa che il succo dei discorsi fatti tra le società non fosse esattamente quello poi messo nero su bianco nell’annuncio, e cioè la ricerca di ragazzi di nessuna esperienza disposti per due soldi a passare la settimana e 3/4 weekend al mese ad andare a caccia di indirizzi IP sospetti da bloccare con un semplice clic, il tutto senza particolari controlli o supervisioni visto quel che poi, al pronti-via, è accaduto?
C’è da farsi il segno di croce leggendo quel che ha detto nei giorni scorsi Stefano Zanero, professore ordinario di Sicurezza Informatica del Politecnico di Milano, un vero esperto nel campo.
“Piracy Shield è un’idea sbagliata dalle fondamenta che non può funzionare e non può che fare danni: e non è un’opinione, la mia, è un dato di fatto tecnologico. Bloccare un indirizzo IP significa bloccare centinaia di migliaia di innocenti insieme al singolo sito ritenuto colpevole della diffusione illecita di contenuti. È un fatto ineluttabile, non esiste modo per evitarlo. Un indirizzo IP non corrisponde infatti né a un singolo utente né ad un sito né ad una particolare attività. Internet non funziona così. Se decidi di bloccare indirizzi IP questo problema interverrà sempre. Tutte le cose che noi tecnici avevamo predetto si sono avverate. L’unica che ancora non si è avverata è che si blocchi per sbaglio un dominio finendo con l’ammazzare qualcuno. Ma se si continua così prima o poi il morto ci scappa. Insomma, è assolutamente necessario fermare questo blocco degli IP prima che il peggio accada, perché, lo ripeto, è inevitabile che accada”.
Lo dico da anni e ripeterlo mi risulta ormai, più che stucchevole, intollerabile. E però: dopo aver assistito a quest’ultima gigantesca baracconata, com’è possibile - visto che nessuno ha la decenza di dare le dimissioni e che il ministro dello sport dorme il sonno dei giusti - che non si arrivi a un commissariamento di tutto e tutti, CONI, FIGC, Lega Serie A e da che ci siamo mettiamoci anche l’AIA, che qui non c’entra nulla ma male non farebbe? Bisogna davvero aspettare che i nostri eroi blocchino il sito dei Vigili del Fuoco o della Polizia e che, come dice Zanero, ci scappi il morto?
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Questo articolo mi ricordo la storia del "chiodo" Che blocco il paese qualche settimana fa.
comunque P. Ziliani merita tutto il rispetto e la considerazione possibile da parte tutti, mi dispiace di non poter sottoscrivere l'abbonamento a questo blog; l'argomento in oggetto ben esplicitato è l'unico nel deserto dell'informazione mediatica nazionale capace solo creare miraggi per ingannare milioni d'italiani.