Addio a Franz Beckenbauer: il più grande di tutti, campione del mondo anche come uomo
Assieme a Scirea è stato il massimo interprete del ruolo di "libero", oggi scomparso, del calcio in voga negli anni 60, 70 e primi 80: classe purissima, correttezza, piede da regista e senso del gol
Non so dire chi sia stato il più grande: se Gaetano Scirea che se n'è andato troppo presto o Franz Beckenbauer che ci ha lasciato oggi.
Di certo so che sono stati entrambi immensi per classe, correttezza, bravura, signorilità. Quando si dice campioni del mondo ma per davvero, prima come uomini, poi come calciatori. Fuoriclasse assoluti in un ruolo oggi scomparso, quello di libero, dove soltanto loro sapevano essere tutto, difensori, registi e attaccanti al tempo stesso. Sempre a testa altissima, in campo come nella vita. Addio Beckenbauer. Ti abbiamo ammirato fin da subito, anche col braccio al collo nella notte magica (per noi) dell'Azteca, e stimato e amato sempre perchè eri come lui, avevi le stigmate di Scirea: eri, eravate, la perfezione. Sarà impossibile dimenticare anche te.
Quando ho cominciato a seguire il calcio da bambino, anni 80 e da ragazzino nei 90, avevo il mito tedesco: Rummenigge, Matthaus, Brehme, Klinsmann. E poi c'era lui, il Kaiser, allenatore della nazionale tedesca, prima finalista nell'86 e poi campione nel '90. Lo si guardava con reverenza, faceva persino un filo paura, sicuramente soggezione: la sensazione, guardandolo, era di avere a che fare con un monumento vivente. Anche perché c'era quell'immagine iconica portentosa di lui che giocava una semifinale mondiale con una spalla lussata senza batter ciglio.
Nel tempo quella soggezione si è trasformata in pura ammirazione eterna per il calciatore e per l'uomo.
Ti sia lieve la terra grande Kaiser.
altra era calcistica, oggi per personaggi come loro sarebbe impossibile comportarsi allo stesso modo, si adeguerebbero o verrebbero estromessi dal sistema del business senza limitazioni né regole.