Claudio Gentile: "Le squalifiche per scommesse sono ridicole, siamo diventati una barzelletta"
Sul Fatto Quotidiano l'ex difensore di Juventus e nazionale, ed ex c.t. dell'Under 21, invoca "punizioni giuste" - Il degrado morale in cui Gravina e Abodi stanno trascinando il calcio italiano
Intervistato da Stefano Boldrini sul Fatto Quotidiano di oggi a proposito del nuovo scandalo-scommesse e dei primi patteggiamenti di pena concordati dalla FIGC con gli azzurri Fagioli della Juventus e Tonali del Newcastle, Claudio Gentile, ex allenatore dell’Under 21 italiana, campione del mondo in Spagna nell’82 e indimenticato, formidabile difensore della Juventus di Trapattoni e dell’Italia di Bearzot, ha testualmente detto: “L’Italia è il Paese dei colpi di spugna e alla fine non ti sorprendi più di tanto, ma seguire questa politica è un errore grave, soprattutto sul piano educativo. Non sono un forcaiolo, ma quando si sbaglia, in queste cose servono punizioni giuste. Per due ragioni: per scoraggiare certi fenomeni e per indurre chi ha sbagliato a riflettere bene sui propri comportamenti. Il calcio è lo sport più popolare del mondo: tutto quello che lo riguarda, scandali compresi, scuote l’immaginario collettivo delle persone. Che esempio si dà se alla fine diventa tutto una barzelletta?”. “La mia generazione - continua Gentile - aveva maggiore rispetto del denaro perchè spesso si proveniva da famiglie modeste e con gli stipendi dei calciatori si mangiava a casa. Poi, per carità, anche ai miei tempi ci sono stati scandali e porcherie. E’ la storia del mondo, ma ora siamo di fronte a questa vicenda ed è importante porsi delle domande. Qui invece si cerca di ridimensionare le cose e di pagare il conto meno salato possibile”.
Claudio Gentile ha detto quello che io scrivo da più di vent’anni: il calcio italiano non è più una cosa seria, è diventato una barzelletta. E a proposito di “ridimensionare” (leggi: insabbiare, condonare, archiviare) e di “pagare il conto meno salato possibile” (leggi: lo stratagemma dei patteggiamenti) ha detto quel che io scrivo dal almeno sei anni, da quando cioè - era il 2018 - Gabriele Gravina è diventato presidente della Federazione trasformando il calcio italiano, per quanto riguarda l’amministrazione della giustizia, con un’opera di diseducazione benedetta oggi anche dal ministro dello sport Abodi, in un vergognoso Far West senza regole: scandali di risonanza mondiale cancellati con un colpo di spugna con assoluzione dei responsabili che ancora oggi gridano vendetta (la vicenda dell’esame farsa di Suarez all’Università per Stranieri di Perugia per permettergli di essere tesserato dalla Juventus); patteggiamenti disgustosi, per non dire vergognosi per l’offesa al senso di giustizia fatta non solo agli sportivi ma a tutte le persone perbene (i 718 mila euro di multa con cui alla Juventus è stato risparmiato un processo in cui avrebbe dovuto rispondere di almeno 4 gravi, diversi e reiterati illeciti commessi negli anni dei suoi 9 scudetti, illeciti provati al di là di ogni ragionevole dubbio e che l’avrebbero condannata alla Serie B o alla Serie C oltre che alla squalifica di tutti i suoi tesserati); attacchi ai giudici ogniqualvolta essi mostravano la “spudoratezza” - perchè è così che Gravina & company la pensano - di infliggere a tesserati e club sanzioni minimamente afflittive, come il -15 alla Juventus, poi diventato -10, per la vicenda plusvalenze fittizie (ricordo il ministro dello sport Abodi che a sentenza appena emessa intima ai giudici di spiegare il perchè della decisione e l’ad della Lega De Siervo che li accusa di aver alterato il campionato chiedendo a gran voce che i punti di penalizzazione vengano immediatamente restituiti alla Juventus); prese di posizione aberranti come quella - è cronaca di oggi - di trasformare Fagioli, Tonali e Zaniolo, i tre giocatori della nazionale sorpresi con le mani nel sacco a scommettere illegalmente (i primi due anche sul calcio, il secondo anche sulle partite della sua squadra), da colpevoli di uno dei più gravi illeciti che un calciatore possa commettere a vittime: vittime innanzitutto di una patologia, la ludopatia, che di colpo pare aver colpito l’intero calcio italiano e contagiato almeno la metà dei giocatori (fra poco ne scopriremo delle belle), e in seconda battuta di un ingranaggio crudele come lo è la vita del giovane calciatore che non sapendo come combattere la noia dei lunghi ritiri e non sapendo come spendere l’enormità di soldi che ogni anno guadagna (sic), si fa prendere dal vizio del gioco e viene risucchiato nella spirale delle app di scommesse, meglio se clandestine, “perchè nell’Under 21 scommettevano tutti e allora ho cominciato a farlo anch’io” (citazione Fagioli).
Se il 30 maggio scorso, commentando il patteggiamento che cancellava in cambio di una risibile multa una montagna di enormi illeciti commessi dalla Juventus - i cui quattro dirigenti apicali erano già stati squalificati, solo per il filone-plusvalenze, per otto anni complessivi -, Gravina ebbe la faccia tosta di dire che “questo è un bel giorno per il calcio italiano che ritrova la sua serenità” e che “è stata trovata la soluzione auspicata e condivisa da tutti”, oggi, a proposito dei giocatori che scommettono, il presidente federale ha detto che essi non devono in alcun modo diventare “carne da macello” e che la Federazione farà il possibile per star loro vicini e recuperarli evitando il ricorso a punizioni “esemplari”. Il che significa 7 mesi di fermo per Fagioli, che addirittura potrebbe essere convocato e vestire la maglia azzurra all’Europeo del giugno prossimo, ammesso che l’Italia si qualifichi, che poi è la sola cosa che a Gravina & C. stia veramente a cuore; e 10 mesi per Tonali che ha avuto la dabbenaggine di confessare che sì, lui non solo scommetteva sul calcio ma anche sul Brescia quando giocava nel Brescia e sul Milan quando giocava nel Milan. Ma non poteva starsene zitto?, devono essersi detti Chinè e Gravina, sconsolati e increduli, mentre studiavano il patteggiamento dell’ex rossonero; avremmo mandato pure lui a giocare l’Europeo, e invece…
L’Italia del calcio è diventata questa cosa: una cloaca a cielo aperto dove ogni malefatta, ogni mascalzonata, ogni sfregio alle regole finisce nel pentolone delle nefandezze dal quale lo chef Gravina ricava la brodaglia che ammannisce alla gente: una sbobba immangiabile, venduta a prezzi da strozzini, che ha già provocato la fuga di metà clienti dal ristorante “Serie A” mentre metà dell’altra metà sta pensando di fare altrettanto. A cavallo del nuovo millennio eravamo il Paradiso in terra del calcio: oggi siamo precipitati all’Inferno. Giustizia, moralità, rispetto delle regole, decoro: i nostri dirigenti non sanno nemmeno dove siano di casa. Siamo allo squallore più totale elevato a stile di vita e a modello di comportamento. C’era una volta il calcio in Italia. Oggi c’è solo melma.
Se nessuno si oppone a questo scellerato duo (Abodi, Gravina) vuol dire che lo supportano.
Dico la mia opinione. Dopo aver letto i libri di Carlo Petrini, soprattutto nel fango del Dio Pallone, ho maturato la consapevolezza, che prima era solo supposizione, che negli anni 60/70/80 il marcio era tra i calciatori, alcune società e gli arbitri. Ora invece il marcio è più in altro, rispetto alle cose accadute in quegli anni, le scommesse di questi ragazzotti, sono cose veniali, allora si corrompevano arbitri, dopavano calciatori, si vendevano partite a go-go. Ma è allo stesso tempo ingiustificabile che la Federazione a partire dai vertici sia così morbida verso chi Comunque ha violato le regole. Ormai sono e siamo assuefatti a questo schifo, io nn mi diverto più a guardare il calcio ed alla fine di quest’anno chiuderò gli abbonamenti e cercherò altri passatempi. Non ha più nessun senso seguire il calcio italiano.