Dopo l'ultimo SOS sulla pirateria che uccide il calcio, ormai è chiaro: Lega e DAZN si sono messe in una bara e stanno organizzando il loro funerale
Quando si dice l'ottusità: uno sport popolare come il calcio venduto come fosse una borsa di Hermès. L'unica via di salvezza è abbassare fortemente i prezzi democratizzando la fruizione delle partite
Ancora una volta, per l’ennesima volta l’Ad della Lega Luigi De Siervo, stavolta in occasione del Social Football Summit, se n’è uscito con la panzana che “Ogni anno la pirateria arreca un danno di 300 milioni di euro per la Serie A”. Se l’ottusità fosse disciplina olimpica, De Siervo e il Palazzo del pallone farebbero incetta di medaglie d’oro e di primati mondiali (di fesserie). Come farglielo capire? Ci provo ancora una volta scegliendo di usare parole semplici. Alle quali aggiungerei volentieri qualche disegnino, se solo sapessi disegnare.
Punto 1. Che lo si voglia o no, gli individui che ricorrono alla pirateria per assistere illegalmente alle partite si dividono in due tipologie: A) quelli che lo fanno di proposito perchè per “principio” non spenderebbero mai soldi per un abbonamento legale (e non dico che abbiano ragione, naturalmente); B) quelli che lo fanno perchè non possono permettersi di pagare il costo dell’abbonamento. Ebbene, se un giorno il “pezzotto” venisse loro tolto o oscurato, nessuno di questi individui si abbonerebbe mai a DAZN. L’individuo A perchè piuttosto si farebbe prete, l’individuo B perchè magari lo farebbe anche, ma non ha i soldi per farlo.
Punto 2. Quindi, ammesso che la stima del “danno” da 300 milioni a stagione di cui De Siervo parla a mo’ di disco rotto abbia un minimo di fondamento, si parla di un danno del tutto virtuale, impalpabile: i “pirati” non si abbonano a DAZN perchè attivano il pezzotto ma non si abbonerebbero mai a DAZN nemmeno togliendo loro il pezzotto.
Punto 3. Gli abbonati a DAZN erano pochi quattro anni fa e sono pochissimi oggi. Diminuiscono ogni anno e De Siervo che fa? Vuole eliminare il problema senza riflettere sulle cause che l’hanno originato. E dire che se ci fosse stato attento prima, forse il problema non si sarebbe nemmeno creato.
Punto 4. La pirateria che uccide il calcio è in realtà il paravento dietro cui nascondere il problema dello scarso appeal del nostro calcio che esce da un quindicennio di gestione suicida. Ci sarebbe una sola via da percorrere: quella di abbassare (di molto) i prezzi degli abbonamenti, togliere l’esclusiva a DAZN, aprire a più piattaforme di distribuzione e dare alla gente la possibilità di scegliere la migliore o la più conveniente o quella che racconta le cose senza ossequio o sudditanza verso i “brand” da salvaguardare come da sempre avviene in Italia con Sky e DAZN.
Punto 5. Bisognerebbe copiare, come ho scritto la settimana scorsa sul Fatto Quotidiano, quel che è avvenuto nel mondo della musica. Dove la pirateria, che lo stava letteralmente devastando, è stata completamente (ripeto: completamente) debellata dalla scoperta dell’uovo di Colombo: offrire alla gente tutta la musica che desiderava facendogliela pagare poco e mettendola nelle mani di più soggetti (il pioniere Spotify e poi Apple Music, Amazon Music, Deezer, Tidal, YouTube Music, Napster eccetera eccetera). Alla musica si è abbonato mezzo pianeta - e non è un modo di dire - e l’industria discografica è rifiorita.
Punto 6. La verità è che il costo del calcio in tv, non solo in Italia, ha toccato l’apice e oltre è impossibile andare. È anzi in atto una forte contrazione che sta mettendo in ginocchio il calcio francese (in pochi anni i proventi-tv in Ligue 1 sono calati del 59 %), che per la prima volta ha toccato persino la Premier League inglese e che sta mettendo a rischio il nuovo Mondiale per Club FIFA previsto per l’estate prossima: mancano sette mesi al via e nessuna tv di fronte alle richieste avanzate da Infantino (4 miliardi per l’esclusiva) si è detta interessata.
Punto 7. È quindi perfettamente inutile che De Siervo e la Lega decidano che la Serie A debba valere un miliardo e 150 milioni: la cifra che loro ritengono adeguata. Non li vale. Al punto che non si vede come DAZN possa onorare l’impegno di pagare ogni anno, da qui al 2029, i 700 milioni messi a contratto, con i suoi abbonati che più gli anni passano e più diminuiscono. E non è certo raddoppiando ogni estate il costo dell’abbonamento, provocando così un’ulteriore emorragia di abbonati, che DAZN risolve il problema: semplicemente, così facendo si taglia il pisello.
Punto 8. Il calcio non è il golf. Il calcio è nato in strada ed è nel cuore, nella carne e nel sangue della gente. Non è rendendolo esclusivo come una borsa di Hermès che fai il suo (e il tuo) bene. Il calcio è uno sport popolare e, appunto, lo devi popolarizzare, democratizzare. Il calcio è passione: e la passione non la devi annacquare, la devi alimentare e vivificare.
Punto 9. Essersi messi nelle mani di un’unica piattaforma (DAZN, ma potrebbe essere qualunque altra) che fa il bello e il cattivo tempo, che cambia regole e costi da un anno all’altro e che ha fatto di tutto in questi suoi primi anni per rendersi odiosa agli occhi della gente con i disservizi e le manchevolezze che tutti abbiamo sperimentato, significa per la Lega essersi messa in una bara. E il matrimonio Lega-DAZN prolungato al 2029 si è già trasformato in un Calvario.
Punto 10. Tornando alla pirateria, lo scrivo da sempre e lo ripeto: studi ufficiali testimoniano che in Italia da dieci anni è un fenomeno in costante diminuzione. Ma c’è di più. Uno studio dell’EUIPO, l’organo ufficiale dell’Unione Europea preposto alla tutela del copyright e alla lotta alla contraffazione ha certificato, non più tardi di un anno fa, che l’Italia è il Paese europeo che meno ricorre alla pirateria televisiva dopo la Germania; e un’indagine IPSOS commissionata da FAPAV ha confermato il dato specificando che chi ricorre alla pirateria, da noi, lo fa principalmente per vedere film e serie tv, assai meno per gli eventi sportivi.
Punto 11. Ma che lo slogan “La pirateria uccide il calcio” sia, per dirla alla Fantozzi, una cagata pazzesca lo ha dimostrato recentemente un esperimento condotto dalle stesse Lega e DAZN e risoltosi in un rovinoso buco nell’acqua. Ne ho scritto il 30 ottobre, come sempre in totale solitudine. Con l’okay della Lega, DAZN aveva deciso di trasmettere in chiaro, cioè gratis, il match clou della 10^ giornata, Milan-Napoli: partita che l’anno prima, per soli abbonati, era stata seguita da 1 milione e 654 mila spettatori e nel campionato precedente da 1 milione e 850 mila. Era un esperimento fatto dai nostri eroi col chiaro intento di far emergere il “nero” dei pirati del pezzotto e lo sterminato bacino di potenziali nuovi clienti. Si pensava di rilevare un ascolto dai 3,5 milioni in su e invece sapete quanti furono gli spettatori? Un milione e 883 mila. Gli stessi di due anni prima. Duecentomila più dell’anno scorso.
Questo è quanto. Anzi no: se vi va di leggerlo, questo è l’ultimo articolo che ho dedicato all’argomento, uscito sul Fatto Quotidiano di lunedì. Dà l’idea di come i nostri capoccioni siano ormai alla canna del gas. Siamo già ai “saldi d’inizio stagione”. Che Dio gliela mandi buona.
Buongiorno Paolo, le criticità evidenziate sono perfette. non riesco a capire come non si possa più comprare il singolo evento invece del pacchetto (già faccio fatica a vedere tutte le partite della mia squadra). infine, anche i costi dello stanno diventando insostenibile. Se gli Arabi, come già fatto dalla Cina, incominceranno a ridurre gli investimenti folli in Premier League, forse finalmente il calcio potrà darsi una regolata e tornare ad essere, come ben sottolineato nell'articolo, uno sport del popolo accessibile a tutti.
De Siervo dice "Pagare tutti per pagare meno in futuro". Ma è adesso che bisogna pagare, meno non in futuro.