Otto giorni prima del turpe inciucio Juve-FJGC avevo già scritto e previsto l'intero papocchio
Leggete, se volete, l'articolo che postai in Substack e in Twitter domenica 21 maggio: non c'è un particolare non vero, non c'è una cosa che non si sia poi puntualmente realizzata
Clamoroso: la Procura FIGC era d'accordo sulla multa, il NO è arrivato dalla Procura del CONI
Non è vero che Chinè avesse bocciato la proposta di Elkann di uscire dai processi sportivi pagando una salata ammenda: l'aveva accettata, ma per fortuna la Procura CONI l'ha respinto con perdite
21 MAG 2023
∙ PAID
Ancora una volta l’abbiamo scampata bella. Succede di rado, ma la notizia - importantissima - è che il Grande Inciucio tra Juventus e Procura FIGC, o semplicemente FIGC, da sempre legate da amorosi sensi, stava rischiando di produrre il pasticciaccio brutto dell’assoluzione piena del club e della sua uscita da ogni processo e dal pericolo di ogni sanzione sportiva, a fronte della semplice corresponsione di una salatissima multa. Ma la notizia nella notizia è che a differenza di quanto era stato stato fatto trapelare nei giorni scorsi, la Procura federale era d’accordo con questo schema d’intesa e aveva detto sì; per fortuna, il patto raggiunto tra Scanavino e Calvo da una parte e Chinè dall’altra è stato sottoposto alla Procura Generale del CONI che l’ha rispedito al mittente, anzi ai mittenti, perchè esiste un problema di recidiva che in realtà non consente alcun patteggiamento: poiché le violazione contestate riguardano la violazione dell’articolo 4, quello della lealtà sportiva, e la violazione dell’articolo 4 è stata alla base della condanna dei dirigenti apicali Agnelli, Arrivabene, Paratici e Cherubini nel processo plusvalenze, condannati in via definitiva e senza più possibilità d’appello (nella giornata di domani è attesa tra l'altro la penalizzazione sul conto del club), scatta la recidiva in quanto le violazioni del secondo procedimento si sovrappongono perfettamente a quelle del primo. Non è quindi possibile, a termini di regolamento, addivenire ad alcun tipo di patteggiamento.
Buono a sapersi, naturalmente. Perchè ormai siamo arrivati al gioco delle tre carte: e prima che il nuovo processo cominci c’è da aspettarsi di tutto. Il Grande Bidone è stato comunque, almeno per il momento, sventato. E di ciò va detto grazie alla Procura del CONI: fosse stato per Chinè e per la FIGC di Gravina, il presidente preoccupato di “salvaguardare lo straordinario brand della Juventus per il bene del calcio italiano”, alla Continassa starebbero già firmando gli acquisti di Mac Allister e Milinkovic Savic e annunciando la presentazione di Guardiola o Zidane.
Succede di rado, dicevo. L’ultima volta avvenne l’1 agosto del 2012 quando Antonio Conte, allenatore indovinate di chi?, ma sì, della Juventus, pesantemente implicato nello scandalo del calcioscommesse per gli illeciti commessi, ai tempi del Siena in serie B, nelle partite Novara-Siena e Albinoleffe-Siena, raggiunse un accordo col Chinè dell’epoca, il procuratore Palazzi, quello che lo aveva interrogato facendogli trovare tè e pasticcini (così raccontarono le cronache dell’epoca), per emendare le sue colpe con 3 mesi di squalifica e una multa di 200 mila euro. Ebbene, il presidente della Commissione Disciplinare, Sergio Artico, respinse con fermezza l’accordo di patteggiamento, non ritenendolo congruo, e condannò Conte a una squalifica di 10 mesi; squalifica confermata a stretto giro di posta anche dalla Corte di Giustizia federale il cui presidente, Sandulli, dichiarò: “A Conte è andata bene, in uno dei due casi gli è stata data ragione ma nell’altro caso, se fosse stato chiesto l'illecito sportivo, il rischio erano tre anni di stop”. E ancora: “Più che sull'omessa denuncia (si riferisce alla partita Albinoleffe-Siena, ndr) si poteva ipotizzare qualcosa di diverso. Se il Procuratore Palazzi avesse proposto l’illecito, sarebbe stato più coerente con il problema giuridico che si è posto”.
Avete capito bene. Undici anni fa c’era Antonio Conte, allenatore della Juventus, implicato in un caso conclamato di illecito sportivo (lo dice un giudice) che viene dapprima graziato dalla Procura FIGC con un deferimento per omessa denuncia invece che per illecito e col quale viene raggiunto un patteggiamento di 3 mesi di squalifica da scontare in estate (per fortuna bocciato dalla Disciplinare); oggi c’è la Juventus che a fronte di condanne già ricevute dai suoi massimi dirigenti per illecito sportivo dovuto a violazione dell’articolo 4 - per il processo plusvalenze: domani arriva la penalizzazione di punti in classifica -, davanti all’Everest di un maxi processo in cui la violazione dell’articolo 4 le viene contestato per ben 4 filoni d’indagine, le due manovre stipendi, gli agenti collusi e i club amici, tutti di gravità di gran lunga superiore al filone plusvalenze, raggiunge con una Procura FIGC che definire imbelle è dire poco un accordo di patteggiamento in virtù del quale pagando una multa elevata se ne esce indenne da tutti i suoi guai giudiziari. Un po’ come se uno rubasse in banca 100 milioni di euro, lo denunciassero, patteggiasse una multa di 10 milioni e se ne tornasse a casa a godersi i 90 milioni rubati. E poi ricominciasse, visto che è tanto conveniente.
Pericolo sventato, per fortuna. Ma attenzione: il tempo per tornare all’assalto non manca, la faccia tosta nemmeno, e non mi meraviglierei di vedere Chinè bussare al Tribunale federale con una nuova proposta di patteggiamento, prima dell’inizio del dibattimento. Cosa riusciranno ad escogitare i nostri eroi? Il grido di dolore lanciato da Abodi prima, da Giorgetti poi e da Gravina nelle ultime ore dopo la notizia - di cui loro vengono informati per tempo - del naufragio del patteggiamento, non lascia presagire nulla di buono. Chinè sarebbe capace di andare al Tribunale federale con una bozza di patteggiamento che prevede la recita della Juventus di tre “Pater Ave Gloria” tre volte al giorno fino al 20 agosto, data d’inizio del nuovo campionato di serie A. Non ci sarebbe nulla di cui meravigliarsi.
Perchè questo è il Paese in cui viviamo. Il Paese di Abodi, di Giorgetti, di Gravina. Il Paese del calcio col verme dentro.
Ciao Paolo,
grazie per il tuo ottimo lavoro.
Hai ancora speranze?
Io personalmente no, mi sono arreso alla realtà dell'italia.
In pratica, è stato abrogato il codice di giustizia sportiva; da ieri tutto è lecito.